HomeDREAMWashington: Il ruolo delle religioni nella lotta all’HIV/AIDS.
27
Apr
2006
27 - Apr - 2006



Ecco il testo dell’intervento del prof. Leonardo Palombi, di DREAM, all’incontro internazionale di preghiera per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio che si è svolto nella capitale degli Stati Uniti il 26 ed il 27 aprile scorsi.

Interrogarsi oggi insieme sul ruolo che le religioni possono avere nella lotta all’AIDS, con particolare riguardo all’Africa ed ai paesi poveri, assume, a mio avviso, un rilievo di grande importanza.
L’infezione da HIV, in effetti, non può essere semplicemente relegata nel novero dei problemi di salute e tanto meno ci si può limitare alle questioni scientifiche che essa solleva. L’AIDS rappresenta infatti una drammatica minaccia allo sviluppo ed allo stesso futuro del continente africano. L’AIDS interroga e sfida la speranza di milioni di persone e delle loro famiglie, dal momento che purtroppo altri milioni di vite di giovani adulti – la fascia di popolazione più importante ai fini del reddito e della famiglia – sono già state consumate nell’incendio dell’epidemia. E quel che più preoccupa è che, lungi dall’estinguersi, l’infezione mantiene intatta tutta la sua forza propulsiva. Il recentissimo rapporto UNAIDS del 2005 rileva infatti come la differenza tra i nuovi infetti e i morti si mantenga ancora positiva per 1,8 milioni di unità: 3,2 milioni le nuove infezioni e 2,4 milioni i decessi. Ebbene, tale differenza è di poco inferiore a quella registrata nel 2002, evidenziando la mancanza di una qualsiasi forma di rallentamento del trend epidemico. Ma l’AIDS non va pensato solo nei termini delle vittime che miete, bensì anche in quelli delle conseguenze connesse a tali scomparse. Quando muore un giovane adulto in Africa, “nasce” almeno un orfano: e ce ne sono oggi oltre 16 milioni. Quando una giovane donna scompare è a rischio la vita di tutti i suoi figli. E sui decessi infantili in qualche modo connessi alle morti dei padri o delle madri non esistono statistiche attendibili. Lo stesso rapporto UNAIDS rileva inoltre che entro il 2020 verrà a mancare oltre il 30% della forza lavoro in quattro paesi africani, mentre molti altri la vedranno diminuire del 10-20%. Il dato non può che ripercuotersi sui prodotti interni lordi, che infatti vengono decurtati di circa 2 punti percentuali annui a causa della malattia. Uno studio della Banca Mondiale del 2004 stima la possibilità di un dimezzamento del PIL in paesi come il Sud Africa nel giro di pochi decenni.

A fronte di queste notizie terribili, che spesso spaventano o inducono risposte rassegnate e semplicistiche, come cristiani e credenti ci siamo sentiti sfidati. E’ la sfida del male alla buona notizia del Vangelo, alla sua forza di bene e di guarigione, all’amore per la vita di ogni uomo. Ci siamo chiesti se, come uomini e donne di fede, non fosse possibile oggi lavorare per un moderno miracolo di guarigione e di liberazione dal male. E’ nato così DREAM, Drug Resource Enhancement against AIDS and Malnutrition, il programma di lotta alla pandemia disegnato e condotto dalla Comunità di Sant’Egidio sin dal 2002. In sei paesi africani – Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Guinea Conakry e Guinea Bissau – oltre 25000 pazienti sieropositivi rimangono miracolosamente in vita grazie alle cure di DREAM. Presto altri paesi vedranno la nascita di centri del programma, in particolare l’Angola, la Repubblica Democratica del Congo e la Nigeria, che ha recentemente siglato un accordo generale di implementazione.
In buona parte dell’opinione pubblica è diffusa l’idea che la vittoria sull’AIDS sia legata esclusi

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