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08
Mag
2006
08 - Mag - 2006



LA STAMPA

AFRICA IL PROGETTO SANT’ EGIDIO: TEST ALLE MADRI E CURE OCCIDENTALI PER SPEZZARE LA CATENA DEL CONTAGIO

Nel Malawi che muore di Aids

GIÀ INVESTITI NEL PAESE DIECI MILIONI DI EURO

Serve una nuova rete sanitaria per una generazione libera dal virus

Project Malawi, che ha già investito nel Paese dieci milioni di euro destinati a cura dell’Aids, assistenza agli orfani, educazione, prevenzione, sviluppo locale e microfinanza, nasce da una collaborazione fra Banca Intesa e Fondazione Cariplo in collaborazione con Comunità di Sant’Egidio, Save the Children, Cisp e Scout Malawi. Iniziato nel 2005 si svilupperà per oltre dieci annidi programma prevede quattro aree di intervento, progressive: entro il 2008, a opera della comunità di S. Egidio sarà completata una rete sanitaria nazionale composta da tre laboratori di biologia molecolare e dieci centri di salute destinati alla prevenzione, alla diagnostica e alla terapia del virus Hiv. L’obiettivo finale è assicurare al Paese una generazione che sia libera dall’Aids. Contemporaneamente sarà sviluppato il progetto di assistenza e cura agli orfani affidato a Save the Children con la creazione di Comitati di lotta all’Aids nei villaggi e la formazione di personale specializzato. Un altro settore di intervento seguito dai partner locali, la rete degli scout del Malawi, è quello dell’educazione rivolta agli allievi delle scuole e ai giovani per quanto riguarda trasmissione delle infezioni, uguaglianza fra i sessi, abusi da alcol e da droghe.

Nel Paese si contano 900 mila sieropositivi e il 10% dei bambini ha perso i genitori

reportage
CARLARESCHIA

«Vedi quei bambini? Sono orfani, non hanno più nessuno. Puoi trovare una madre per loro? Ridargli un padre, una famiglia. Portali via di qui, salvali». Ben-venuti in Malawi, ingannevole paradiso di altopiani, foreste, acque limpide e paesaggi da film dove il 10% dei bambini ha perso i genitori per I’Aids, l’aspettativa di vita è di 37 anni e si contano 900 mila sieropositivi «ufficiali» su una popolazione di 12 milioni di persone. Ufficiali perché forse ce ne sono altri, ma trovarli, raggiungerli, curarli è un’impresa: 1’80% del-la popolazione vive in piccoli, bellissimi villaggi di capanne immersi nella boscaglia. Senza alcuna assistenza sanitaria e ad almeno 20 chilometri, da percorrere a piedi, dal centro abitato più vicino. Gabbie senza sbarre, da cui è impossibile scappare.
Qui ancora più che altrove i medici cercano di non affezionarsi troppo ai loro pazienti. «Può capitare che uno arrivi al mattino, sorridente, tranquillo, in apparenza non troppo debilitato, e alla sera muoia. Di Aids,
di malaria, di malnutrizione, o per qualche disturbo che da noi non richiede nemmeno il ricovero. Sono tutti già così fragili, anche prima di ammalarsi», spiega un medico italiano che lavora all’ospedale della Comunità di S. Egidio aperto un anno fa a Blantyre, la capitale commerciale del Paese, poco più di un borgo di grandi viali albera-ti, giardini e casette che conservano qualche traccia della grazia ordinata dell’Impero britannico. Spesso sono gli stranieri a occuparsi dei mali del Paese: chi nasce qui e riesce a studiare, a laurearsi, a trovare uno spiraglio nella gabbia, scappa. Nella sola Manchester ci sono più medici malawiani che in Malawi. Non è una battuta. Come non lo è che in tutto il Paese ci sia un unico pediatra.
Aneddoti curiosi, finché non si pensa a ciò che significa. Un bambino può morire solo per-ché è nato a M’pote, o a M’pome la, o in un

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