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Intervista. Paola Germano, responsabile del programma DREAM: “Il papa ha chiesto cure gratis, in sintonia con la scienza”
19
Mar
2009
19 - Mar - 2009



Paola Germano, responsabile del programma «Dream» di Sant’Egidio

«Ma ha chiesto cure gratis, in sintonia con la scienza»
« Gli attacchi al Papa sul tema dei profilatti­ci nella lotta all’Aids sono sorprendenti, per l’ampiez­za e per il merito. In questo momento, chi ( come noi medici) è in prima linea contro la malattia si sente circondato da molta ap­prossimazione, che può pe­nalizzare il nostro lavoro sul campo. Alla fine a rimetter­ci davvero rischiano di essere i ma­lati. Ma non per le paro­le del Papa. C’è anzi u­na novità radicale nel discorso di Benedetto XVI. E cioè che esiste un diritto umano fondamentale, quello alle cure per l’Aids, cure gratui­te, da garantire a tutti. Si tratta della via più efficace per sconfiggere davvero la pandemia, e rendere effica­ce la prevenzione. Per di più in sintonia con la scienza».

Che cosa ha detto vera­mente il Papa, al di là dei fraintendimenti?
Ha affermato che l’epide­mia di Hiv si ferma con le cure e con le cure gratuite – s’infervora Paola Germano, medico responsabile del progetto anti-Aids ‘Dream’ della Co­munità di Sant’Egidio –. Per più di un decen­nio il pen­siero unico e l’approc­cio unico, anche delle grandi agenzie internazionali, è stato ‘con­dom per tutti’. Ma recente­mente la stessa Organizza­zione mondiale della sanità ha rimarcato come sia l’ac­cesso ai farmaci da parte del maggior numero possi­bile di persone la prima strategia per combattere il contagio. D’altra parte è successo così anche in Ita­lia.


Ci spieghi meglio. Chi è in cura con gli antiretrovirali ha minori possibilità di diffondere il virus?
Esattamente. Quando il 95% della popolazione in­fetta è sotto trattamento, il processo di contagio ral­lenta moltissimo. È per questo che nel nostro e in altri Paesi ricchi l’emergen­za è stata messa sotto con­trollo.


Quindi puntare tutto sul profilattico non è la solu­zione?
Si guardi all’Europa dell’E­st, dove è stata fatta una massiccia campagna di prevenzione fondata sul preservativo. L’Aids è cre­sciuto in maniera esponen­ziale. Il condom, da solo, non basta di certo. In tutta questa vicenda, vi sono schemi occidentali che non si misurano con la realtà: ovvero la debolezza della donna africana rispetto al­l’uomo, le resistenze cultu­rali, ma anche il fatto che un numero significativo di nuovi contagi avviene per infezioni ospedaliere o con le lame dei riti di iniziazio­ne o con siringhe riutilizza­te…

Qual è la linea d’azione più efficace?
Potrà sembrare sorpren­dente a chi si muove dentro un pensiero unico, ma è proprio quella che ha indi­cato il Papa. C’è il discorso morale di ordine superiore, proprio del suo magistero, e c’è la necessità di rendere accessibili le cure a quante più malati possibile. È su questo punto che i governi dovrebbero fare una vera autocritica. Se le cure e gli e­sami per un anno costano 600 dollari, come potrà pa­garli una persona che ha un reddito magari di due o tre euro al giorno, quando non inferiore. Non dimentichia­mo poi che, fino a pochi an­ni fa, i brevetti, strenua­mente difesi dalle aziende farmaceutiche americane ed europee, tenevano altis­simi i prezzi dei farmaci. O­ra, con i prodotti generici indiani, i costi sono scesi.


Anche i dati epidemiologi­ci sembrano dare ragione al Pontefice?
È vero che nelle campagne, dove vi è meno promi­scuità, anche per il control­lo familiare, il contagio ri­sulta limitato, mentre nelle città, con fenomeni diffusi come la prostituzione, la percentuale dei malati è su­periore.


La vostra e­sperienza come ‘Dream’ che cosa vi ha insegna­to?
Che biso­gna stare vi­cino alle persone, fa­re informazione per vince­re i pregiudizi – quelli ad e­sempio che legano l’Aids al­la stregoneria – e convince­re la gente a sottoporsi ai te­st. Soprattutto, che è sba­gliato cercare di imporre ca­tegorie estranee. Come si può parlare di profilattici a donne poverissime, che magari vivono in un conte­sto di poligamia e sono in competizione per la so­pravvivenza con altre don­ne? In quella situazione, chi farà più figli avrà più atten­zione dal marito. Se non si sa questo, si può anche at­taccare il Papa, ma non si aiuta davvero chi è colpito dalla malattia. Tanto più che un altro aspetto induce a considerare tutta la pole­mica come essenzialmente ideologica.


A che cosa si riferisce?
Ad esempio, al fatto che per anni il governo sudafricano ha sostanzialmente ignora­to l’emergenza Aids, pro­pagando u­na follia scientifica dalle conse­guenze tra­giche per la popolazio­ne, ovvero che il virus si potesse combattere con l’aglio. Quasi nessuno ha gridato allo scandalo come si è fat­to in questa occasione. Ep­pure, è stata una condotta che ha prodotto enormi danni al Paese. È la prova che ci sono due pesi e due misure.

 

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