Dream al palazzo dell’ONU
Si è svolto a New York, presso il palazzo dell’ONU, l’"unite for universal access – UN high level meeting on AIDS", importante incontro per fare il punto sulla lotta all’HIV/AIDS a livello globale, cui hanno partecipato le delegazioni di tutti i paesi del mondo.
La Comunità di Sant’Egidio vi ha preso parte come special advisor nella delegazione Italiana e nelle delegazioni del Malawi e del Mozambico dove è attiva con il programma DREAM.
Particolarmente importante la presenza di 3 attiviste, pazienti del programma DREAM, impegnate nella lotta all’Aids nei loro paesi, voce dell’Africa in cerca di cura e di futuro in questo meeting.
Pacem Mnyenyembe, attivista DREAM dal Malawi, è intervenuta all’interno di uno dei side events dal titolo "Faith-based action to achieve universal access".
Ecco il testo del suo intervento (seguirà, nei prossimi giorni, la traduzione in italiano)
« Avendo convissuto per sette anni con HIV e AIDS e con la terapia antiretrovirale ad essi connessa, mi piacerebbe condividere con voi la mia esperienza personale sull’impatto di questa malattia. La vita non è mai più la stessa dopo la diagnosi positiva all’HIV. In questo momento cruciale ci si trova ad affrontare di colpo vergogna, discriminazione, paura, isolamento e rottura del nucleo familiare.
Eppure la vita può continuare, a condizione che venga garantito l’accesso al trattamento. I benefici che ne derivano non riguardano solamente i pazienti stessi ma l’intero nucleo familiare. Lo spreco di risorse destinate a noi malati, penso alle cure mediche e alle visite, può essere notevolmente abbattuto e il malato può ritornare ad essere un sostegno fisico, economico ed anche emotivo per il proprio nucleo familiare.
Dopo aver vissuto tutte queste difficoltà, oggi io posso essere un testimone che racconta agli altri, e desidero farlo. Con la mia testimonianza, la mia energia e il potere datomi dalla resurrezione che mi ha cambiato la vita, desidero restituire ciò che ho ricevuto. E questo perché credo che la vita debba essere rispettata e difesa sempre, specialmente quando in gioco ci sono persone deboli, ammalate, e il loro diritto ad accedere al trattamento, al di là di ogni distinzione di razza, genere, religione, età e condizione socio-economica.
Credo che la dignità delle donne dovrebbe essere preservata e restituita a mariti, padri e figli, insieme al dono dell’amicizia e della convivenza umana. Permettetemi ora di fare un appello a tutti I DONATORI che ci hanno sostenuto durante la pandemia e continuano a farlo:
Chiediamo l’accesso universale al trattamento, gratuito per tutti, in tutto il Sud del mondo, perché l’Accesso Universale al Trattamento sembra essere l’unico sistema che ci potrà portare al controllo dell’infezione e alla riduzione del numero di persone HIV positive nel mondo.
Chiediamo che il trattamento sia considerato come parte integrante della prevenzione. Io l’ho sperimentato su me stessa: l’accesso alla terapia antiretrovirale non solo diminuisce il numero di malattie e di decessi, MA esercita anche una forte azione di riduzione della mortalità materna.
Chiediamo il Diritto di essere trattati e il Diritto alla Salute, perché sul terreno esiste una grande richiesta di accesso alle cure ed è proprio per questo che è nata la Giornata Mondiale dell’AIDS. Bisogna dare una risposta concreta alle persone che chiedono il test e reclamano di essere trattate.
Credo che I’Accesso Universale non sia un Mito ma una Realtà importante a Livello Locale, dato che l’Accesso Universale sembra essere l’unico modo per tenere sotto controllo l’infezione e ridurre il numero di persone HIV positive. Conosco molte persone che sono tornate alle loro occupazioni o che hanno iniziato un nuovo lavoro dopo aver ricevuto il trattamento. La vita e la speranza possono ritornare. Oggi, l’Accesso Universale è sinonimo di Speranza per sconfiggere l’infezione nei paesi con risorse limitate.
Io stessa e il mio paese ci stiamo muovendo in questa direzione. Da sei anni il programma DREAM propone l’Accesso Universale al trattamento per le donne incinte HIV positive.
Lo stesso prescrivono le raccomandazioni MOH nel Malawi che saranno implementate a livello nazionale da luglio prossimo. Se un paese povero come il Malawi riesce a fare questo sul terreno, allora è davvero possibile avere Speranza.»
Pacem Munyenyembe