HomeDREAMAgenzia Ansa (Italia) – Aids, alla ricerca dello scatto che ridia umanità ai malati. Il racconto dei due fotografi italiani vincitori di “One Vision”
02
Giu
2005
02 - Giu - 2005



  (ANSA) – BRUXELLES, 3 GIU – Raccontare l’aids mostrando non il degrado e l’emarginazione, ma gli aspetti più umani e quotidiani di chi è malato. E’ questo lo spirito che ha guidato la mano dei due fotografi italiani, Massimo Mastrorillo e Paolo Bonazza, vincitori per l’Italia del concorso fotografico europeo ”One vision 2005”, avente come tema ”Hiv e aids: immagini di vita”, premiati oggi a Bruxelles insieme ai reporter di altri 18 paesi dell’Unione europea.

Come ha spiegato infatti Robert Taylor, fotografo inglese e presidente della giuria del premio, ”questa volta abbiamo scelto di parlare dell’aids in un modo più creativo, raccontando la vita quotidiana di queste persone, per far vedere che anche loro possono avere una normalità e pensare a un futuro”.

Una quotidianità che bene viene raccontata dalle immagini scattate dai due italiani. ”Sono stato sei mesi in Sudafrica – spiega il vincitore della categoria ‘non professionisti’ Paolo Bonazza, 28 anni, architetto di Padova con la passione della fotografia – lavorando per una ONG che si occupava di riqualificazione urbana. Mentre lavoravo nelle baraccopoli, andavo in giro scattando fotografie con lo scopo però di non mostrare solo il degrado e l’emarginazione, ma di restituire l’umanità’ e la normalità di queste persone, che ora si trovano a lottare contro un’altra forma di apartheid, quello economico. Del resto solo mostrando le persone diverse da noi nel rispetto del loro modo di essere, si possono far superare i pregiudizi che li circondano”.

La grande forza e il desiderio di una rinascita sono invece gli aspetti che piu’ hanno colpito Massimo Mastrorillo, 44 anni, romano e fotografo free lance di professione, dal 2001 in Mozambico con la Comunità di Sant’Egidio per lavorare ad un reportage sull’aids nell’ambito del progetto ‘Dream-Drug resource enhancement against Aids in Mozambique’.

”In Africa ammalarsi di aids vuol dire morte – confessa – Per questo, anche se all’inizio è stato difficile per me fotografare queste persone, ho cercato di raccontarle senza staccarle dal loro contesto sociale. In questo modo ho visto la loro grande forza ed energia, che li aiuta a sperare in una vita migliore nonostante tutto e nonostante le enormi ingiustizie e disparita’ in cui sono costretti a vivere ogni giorno”.

Il Mozambico è un chiaro esempio, continua Mastrorillo, ”di come la politica occidentale stia sbagliando in Africa. E’ in pace da dieci anni, segue alla lettera le indicazioni del Fmi, ha una grande crescita economica ma rimane uno dei paesi più poveri. Ora tornerò di nuovo li per raccontare un altro ‘Dream’, un altro sogno, più positivo, fatto non solo di gente che muore ma di persone che stanno riuscendo a rompere questa tragica catena. Come i medici malati che curandosi riescono a curare gli altri, e come le madri che con la tri-terapia riescono a non morire e partorire figli sani, rompendo finalmente l’isolamento in cui l’aids le aveva relegate ”.

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