HomeDREAMLa Repubblica (Italia) – Per battere l’Aids in Africa la risorsa della telemedicina
30
Apr
2006
30 - Apr - 2006



Un progetto tecnologico della Comunità di Sant’Egidio per rendere più efficienti e meno costose le campagne di cura

di ANDREA RUSTICHELLI

Porta la speranza in Africa grazie a Internet e alla telemedicina; è la sfida della Comunità di Sant’Egidio all’afropessimismo e all’Hiv: si chiama Dream (Drug Resource Enhancement against AIDS and Malnutrition) il progetto attivo in Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Guinea Conakry, Guinea Bissau, Congo. Dream è concepito per l’eccellenza delle cure e della diagnostica ed è gratuito: un dettaglio non piccolo per un continente che rischia di sparire, con quasi 30 milioni di persone già infette e 12 milioni di bambini orfani di Aids. Ogni ammalato, tra terapia, farmaci e assistenza, costa almeno 600 euro l’anno, calcola la stessa Comunità: il problema è fargli arrivare quest’assistenza, e qui la telemedicina più aiutare moltissimo. Altro settore di attività della Comunità, costa 500 euro far nascere una bambino sano da madre sieropositiva. I pazienti attualmente in cura in questo progetto sono circa 25mila.
Michelangelo Bartolo, un medico col mouse sempre a portata di mano, è responsabile della telemedicina presso l’azienda ospedaliera San GiovanniAddolorata di Roma. Gestisce l’ossatura tecnologica su cui si regge Dream: «Lo scopo del nostro progetto è monitorare l’attività clinica che gli operatori, medici e infermieri, svolgono sui pazienti in Africa», spiega. «La sfida è anche la formazione dei medici locali; utilizziamo regolarmente, per esempio, la teleconferenza». Internet è dunque determinante; una sfida alla malattia ma anche al digital divide, perché nei villaggi non connessi alla rete telefonica il web arriva tramite il satellite e i terminali nei centri di cura locali sono spesso alimentati dai generatori.
Così, ogni 2 o 3 giorni vengono inviati a Roma i dati relativi all’attività medica sui pazienti: i farmaci, le visite, gli esami del sangue, la congruenza della terapia. «Anche l’Africa dispone ora delle cure che si praticano in occidente osserva Bartolo come l’esame della carica virale e il cosiddetto CD 4: parametri fondamentali per calibrare la terapia sui singoli casi».
Ogni paese africano ha un’equipe medica italiana che riceve e legge il flusso dei dati. Al "San Giovanni" di Roma, la cui partnership con la Comunità di Sant’Egidio è un po’ il motore di Dream, vengono gestite le informazioni che arrivano dalla Tanzania. All’ospedale "San Gallicano" si trova invece il cuore tecnologico del progetto, su cui lavora una squadra di tecnici e ingegneri, che hanno messo a punto un apposito software: si chiama Dream Software, registra ed elabora tutte le informazioni necessarie per avere il quadro generale di ciascun paziente. Spiega Bartolo: «Grazie ai grafici, sappiamo quale dieta è adottata, monitoriamo il consumo dei farmaci, con l’eventuale assistenza domiciliare; il software ci segnala poi automaticamente le urgenze e le anomalie nei protocolli terapeutici: per esempio, quando un malato non si presenta alla visita medica».
Sempre con l’apporto fondamentale della telemedicina, il "San Giovanni" sta portando avanti anche un progetto di telecardiologia, che permette di leggere gli elettrocardiogrammi effettuati a migliaia di chilometri di distanza. È l’estensione hitech dell’ospedale, oltre i confini nazionali e le barriere economiche: «Capita così – dice Bartolo che un piccolo villaggio della Tanzania diventi un reparto del nostro ospedale».
Ma non c’è soltanto l’Africa, perché

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