HomeDREAMRepubblica Democratica del Congo: Iniziano i lavori per il Centro DREAM di M’bandaka
18
Lug
2006
18 - Lug - 2006



Sono iniziati da qualche settimana i lavori riguardanti le fondamenta di quello che sarà il centro DREAM di M’bandaka, nella Repubblica Democratica del Congo, centro nato dalla collaborazione tra la Comunità di Sant’Egidio e la Congregazione delle Figlie della Carità e voluto fortemente da soeur Suzanne, la provinciale delle Vincenziane congolesi. Si tratta della prima presenza di DREAM nel grande paese africano che sta vivendo una lunga transizione democratica ed è in attesa di celebrare, a fine luglio, le prime elezioni democratiche della sua non breve storia.

M’bandaka, ai confini nordoccidentali del paese, è una città di più di 500000 abitanti distesa sulla riva sinistra dell’immenso fiume Congo (25 km di larghezza in quel punto), posta esattamente sull’Equatore, a circa 600 km da Kinshasa, la capitale. Ma tale cifra non rende l’idea della distanza abissale che esiste tra una città pur problematica e caotica quale Kinshasa e l’enorme territorio che si estende alle sue spalle. Le strade sono state inghiottite dalla foresta tropicale e la stessa manutenzione del trasporto fluviale da cui dipende il collegamento con circa metà del territorio congolese è piuttosto precaria. Il risultato è l’assenza quasi totale di ogni legame tra centro e periferia, il vero e proprio isolamento che caratterizza l’interno del paese.

E’ proprio questo il motivo per cui le Figlie della Carità e DREAM hanno voluto realizzare un centro per la terapia antiretrovirale non nella capitale, a Kinshasa, ma nell’entroterra, a M’bandaka appunto, per partire da chi è più isolato ed abbandonato, per costruire un segno di speranza in una terra che ha conosciuto la tragedia di un paese potenzialmente tanto ricco caduto nella spirale di una storia violenta, in un paese che vive la tentazione della rassegnazione e della disperazione.
Sulle rive di un fiume di struggente bellezza la posa della prima pietra del centro DREAM costituisce, come ci ha scritto soeur Suzanne, una grande apertura al futuro e la testimonianza concreta “che si comincia a passare dal sogno alla realtà”. 

 

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