HomeDREAMDaily Nation (Kenya) – Anche in Kenya l’AIDS si può vincere
22
Mag
2008
22 - Mag - 2008



A Nairobi è stato aperto un nuovo centro per la cura dell’aids. Costruito accanto alla baraccopoli più grande dell’Africa, è l’unica speranza per migliaia di malati
JOHN KOIGI, DAILY NATION, KENYA 

LE INFERMIERE NON PENSAVANO che potesse farcela. Nel 2001, distesa nel suo letto nel reparto maternità del Kenyatta national hospital, Wilkister Nduku era in preda alla disperazione. Aveva partorito un bimbo apparentemente sano, ma non riusciva a essere felice: vedeva la morte avvicinarsi. "Mi avevano comunicato che ero positiva al virus dell’hiv. Anche il bambino. Non potevo accettarlo".
Nduku faceva la segretaria in un ambulatorio veterinario, mentre il marito lavorava in una fabbrica di bibite. Avevano davanti un futuro tranquillo. Hanno provato a negare la realtà fino al 2005, quando si sono manifestati i primi effetti del virus. "Abbiamo cominciato ad accusarci a vicenda. Ognuno diceva che era stato l’altro a contagiarlo. Ma io ho deciso che, comunque fosse andata a finire la mia relazione, dovevo sopravvivere per i miei figli", racconta Nduku, che oggi ha 35 anni. In seguito i risultati del test sono stati confermati dal Centro di test di depistaggio volontario di Bulbul, alla periferia di Nairobi. Nduku ha cominciato la terapia antiretrovirale, invertendo il rapido declino verso una morte prematura. Avevo solo 90 Cd4 (le cellule che hanno il compito di attivare la risposta immunitaria). Oggi sono 449".

Per un periodo Nduku ha lasciato i quattro figli con la nonna materna. Ma poi l’anziana è morta investita da un camion. "In famiglia non potevano farsi carico dei bambini, così ho dovuto portarli all’orfanotrofio di Kibera". Come se non bastasse, l’anno scorso a Nduku è stato diagnosticato un cancro al collo dell’utero. Così ora deve sottoporsi non solo al trattamento antiretrovirale, ma anche ai dolorosi cicli di terapia contro il cancro. "Ogni volta che sto male penso ai miei figli. Chi si occuperà di loro se muoio? Devo farcela".
Oggi Nduku è una paziente del centro Dream (Drug resource enhancement against aids and malnutrition) che è stato inaugurato all’inizio di maggio a Nairobi. Dream è un modello di sanità integrata che lotta contro l’hiv/aids e la malnutrizione. Opera in 21 stati africani, tra cui Mozambico, Malawi, Tanzania e Guinea.
Salvavita
Il centro, gestito dalla Comunità di sant’Egidio e dalle Figlie della carità, registra un successo senza precedenti nella prevenzione dell’hiv e nella gestione della malattia. I risultati già ottenuti in altri paesi mostrano che fino al 98 per cento dei bambini le cui madri sieropositive hanno seguito il protocollo Dream nasce sano. Tra gli adulti che hanno contratto 1’aids, nove su dieci cominciano una nuova vita dopo aver ricevuto la terapia antiretrovirale somministrata in questi centri. Dream offre servizi di consulenza e test (Vct), trattamenti antiretrovirali, educazione sanitaria, farmaci per prevenire l’infezione da madre a figlio oltre che prevenire e curare le malattie collegate all’hiv.
Inoltre garantisce sostegno nutrizionale e assistenza domiciliare. Si rivolge alle tantissime persone che vivono nelle vicine baraccopoli, in particolare Kware, Bangladesh, Stoney e Stage Kisii. Tutti i servizi sono gratuiti. 
Secondo Salome Gitari, una dottoressa di Dream, la maggior parte dei servizi locali peri malati affetti da hiv e aids è molto carente, dal punto di vista sia della somministrazione dei farmaci sia della cura dei pazienti. Il nuovo centro vanta anche strumenti diagnostici all’avanguardia. "Ci sono solo tre posti nel paese dov’è possibile fare l’analisi della carica virale: uno di questi è Dream", spiega Gitari. Il dottor Ibrahim Mohammed, direttore del Consiglio nazionale perla lotta all’aids, che ha inaugurato il centro, ha sottolineato che proprio questo approccio coordinato nell’affrontare la malattia rende il programma particolarmente efficace.

Traduzione a cura di INTERNAZIONALE del 23 maggio 2008

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