HomeDREAMArusha, Tanzania – Lancio del Manifesto del Movimento MIMI DREAM (I DREAM)
11
Ago
2008
11 - Ago - 2008



Il 7 agosto scorso più di 150 persone si sono raccolte all’aperto – in un fresco ma bellissimo e soleggiato pomeriggio di questo “inverno” tanzaniano – ad Usa River (Arusha), nei pressi del locale centro DREAM, per partecipare al lancio del Movimento I DREAM (MIMI DREAM in swahili) in Tanzania.

Pazienti del centro da molto o da poco, parenti, amici, ma anche non pochi fra professori e studenti del seminario degli Holy Ghost Fathers, che sorge proprio accanto al centro DREAM, hanno accettato volentieri l’invito a partecipare all’assemblea del Movimento, per la lettura comune del Manifesto di IO DREAM (in swahili ed in inglese), e la preghiera per i malati che l’avrebbe seguita. 

Il numero dei pazienti che ha voluto aderire all’iniziativa è stato davvero cospicuo, superiore alle aspettative. Già dalla mattinata alcuni di loro avevano iniziato a dirigersi al centro dai villaggi lungo la grande strada che collega Arusha a Moshi, l’area da cui proviene la maggior parte di coloro che sono in cura ad Usa River. Ed all’inizio del pomeriggio si sono create anche delle file tra chi desiderava registrarsi per aderire al Movimento.

L’assemblea è iniziata alle 14.30, con i discorsi introduttivi e la presentazione della storia e degli scopi del Movimento. L’attivista più “antica” di Usa River, Ndeshi Solomon Ayo, ha ripercorso il proprio itinerario d’incontro con DREAM e ha accennato alla sua partecipazione al convegno degli attivisti di vari paesi africani tenutosi a Roma nel maggio scorso. La sua vicenda, come anche le vicende di cui aveva sentito parlare o di cui era stata testimone, diceva Ndeshi, la spingevano “a farsi coinvolgere maggiormente in quello che si configura come un sogno bello e comune, un sogno che – proprio perché comune – può e deve crescere ancora di più”.

Gli interventi dei pazienti che hanno voluto anch’essi dare la propria testimonianza hanno seguito e accompagnato il discorso di Ndeshi. Le parole di tutti erano sintoniche e vicine, quasi corali. C’era la gioia di essere stati accolti e voluti bene. C’era il sentimento di una grande gratitudine per una vita che era sembrata sul punto di spegnersi e che invece aveva ripreso a brillare.

Particolarmente commoventi gli interventi di un paio di anziani che avevano – così dicevano – ritrovato le energie e le speranze della giovinezza. C’era la consapevolezza della trasfigurazione – del “miracolo” diceva un paziente – che aveva toccato esistenze indebolite e piegate. C’era l’esigenza di iniziare a combattere contro lo stigma che purtroppo, ancora troppo spesso, colpisce chi è già vittima dell’AIDS in questo e probabilmente in tanti altri angoli della Tanzania.

Tutti gli interventi, così come anche la preghiera – che di lì a poco avrebbe chiuso una magnifica giornata, di gioia, di gratitudine, di speranza -, erano insomma un inno ad una vita che si dimostrava capace di essere più forte della morte, una dichiarazione di comunione profonda che si coglieva come capace di prevalere sulla separazione e sul disprezzo. E la preghiera, proprio per questo, vuole diventare ad Usa River un appuntamento fisso, mensile, un appuntamento di unità e di speranza.

Il sogno di DREAM riparte dunque da Arusha, per scendere più in profondità nella vita della gente di Usa River e dintorni, per allargarsi a tutta la Tanzania, più consapevole del bisogno che tanti hanno di essere accolti e di accogliere, di coinvolgersi insieme in un’avventura di bene e di amore che spera, che sogna, che trasfigura l’esistenza e la mentalità.

 


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