Malawi – Gli attivisti del programma DREAM ed il loro impegno nelle carceri del paese
Fin dai suoi primi passi il movimento I DREAM, in Malawi e altrove, ha suscitato in molti dei suoi aderenti la volontà di impegnarsi nei propri villaggi o nei sobborghi delle proprie città in favore delle tante persone in difficoltà che in quelle aree vivono, dei malati, dei poveri, degli orfani.
Un desiderio che nasceva dalla consapevolezza di ciò che in tanti avevano vissuto. La terribile condizione della malattia, dell’abbandono e dello stigma. E poi, però, anche la gratitudine per l’accoglienza e le cure ricevute, per la restituzione della salute e della dignità perdute. Tutto ciò si è fatto coscienza che la vita è un dono che può essere messo al servizio degli altri e del proprio paese; si è fatto nel tempo scelta di restituzione e di condivisione.
Lo esprime bene, ad esempio, Mdala, una donna del movimento I DREAM di Kasungu, in una lettera che ci ha inviato dopo Natale:
“… DREAM has done a lot of things for us. We are fine now, we have gained our dignity, we are able to work and many of us have lived a reconciliation with their family. So this is my time to take part, to contribute, to help the others …”
E’ l’antica saggezza di comprendere che nessuno è così povero da non poter aiutare qualcun altro più povero di lui, o di lei. Ed è così che, da gente malata e discriminata che erano, tanti membri del Movimento degli attivisti si sono trasformati in uomini e donne che vivono un sogno e si impegnano attivamente per la sua realizzazione.
Tante sono le iniziative spontanee dei gruppi che si sono organizzati per essere vicini alle persone più povere, agli orfani, agli anziani, ai prigionieri.
Da alcuni mesi, ad esempio, alcuni gruppi di attivisti vanno a trovare i detenuti nelle carceri malawiane.
Nelle carceri africane la povertà che affligge gran parte del continente è evidente in modo drammatico nelle condizioni di vita di coloro che vi sono detenuti. Alla privazione della libertà si aggiungono gravi carenze igienico-sanitarie. I detenuti dormono per terra (i più fortunati hanno a disposizione delle stuoie), i servizi igienici sono pochi e malridotti, l’alimentazione è insufficiente e coloro che non hanno parenti che gli portino il cibo soffrono la fame.
Molti detenuti non hanno vestiti per coprirsi, non c’è biancheria, ed il sapone è un genere di lusso. La maggior parte delle prigioni è sovraffollata ed è facile ammalarsi.
La visita di un amico è un grande dono. Significa essere importanti per qualcuno, riacquistare la dignità di esseri umani. La conoscenza reciproca spegne la rabbia e il rancore, riapre il cuore all’amicizia e alla speranza per il futuro. Si crea un legame straordinario e gli attivisti diventano per i detenuti un esempio da imitare.
Come scrive Bartholomew:
“The Prison we visit has got 42 teenagers who did different offences. These prisoners to us – as members of the Movement I DREAM – are no longer prisoners, but friends. That’s why we encourage them in so many ways. So that when they’ll go back home they should not repeat what they did …”
Prima di ogni visita si organizza una colletta tra i membri del movimento I DREAM per portare qualche dono ai carcerati. Dello zucchero, un po’ di sapone, cose semplici che sono raramente disponibili nelle carceri africane. Si raccolgono anche vestiti per i prigionieri, in particolare per coloro che sono prossimi ad essere rilasciati e che spesso non hanno nemmeno un paio di scarpe o qualche indumento da indossare per tornare a casa.