Maputo, Mozambico Con Eu DREAM nasce un nuovo servizio agli anziani
Malhangalene è un quartiere abbastanza centrale di Maputo, movimentato e ricco di mercati, ma per alcuni universitari, vicini al movimento Eu DREAM, è divenuto anche il luogo dove andare a trovare degli amici molto speciali.
A Malhangalene si trova infatti l’istituto Nossa Sinhora dos Desemparados, che ospita circa 90 tra anziani e alcuni portatori di handicap. Qui le religiose che gestiscono la casa accolgono quanti vengono a bussare alla loro porta per trovare un riparo e qualcuno che si occupi di loro. Arrivano accompagnati da volontari delle parrocchie, da conoscenti di quartieri vicini o anche da soli.
E’ un luogo accogliente, con giardini e cortili ben curati, che ospita anziani poveri, privati delle loro case e spesso senza famiglia. Molti non sono autosufficienti.
Non è facile invecchiare in Africa e in Mozambico. Tanto più che negli ultimi mesi si sono verificati episodi di violenza verso gli anziani sempre più gravi.
L’AIDS e la carenza di servizi sanitari adeguati hanno fatto sì che la mortalità tra gli adulti sia aumentata in modo esponenziale. Nelle famiglie vengono a mancare le generazioni intermedie e appare strano che i vecchi genitori sopravvivano ai giovani. Gli anziani vengono così visti con sospetto, come chi ruba la vita ai più giovani, vengono accusati di stregoneria e spesso vengono emarginati dalle loro comunità.
Molti di loro, dopo aver per anni accudito figli e nipoti, proprio nel momento di maggior debolezza, si trovano per strada, senza sostegno economico e senza un luogo dove andare.
E’ così che sono giunti alla casa Nostra Sinhora dos Desemparados tanti anziani e, se le ferite del fisico sono state guarite dall’ accoglienza e la cura delle religiose, le ferite dell’abbandono sono ancora vive in molti di loro.
Ma qualcosa di nuovo accade da qualche mese: il sabato mattina c’è un incontro, un appuntamento fisso, a cui nessuno rinuncia. Arrivano gli amici del movimento Eu DREAM e questa per tanti anziani è l’unica visita mai ricevuta da quando sono qui.
La prima che si incontra è Marta, sulla sedia a rotelle da quasi 10 anni, che dice: “A cosa servo ormai?”. Ma poi, tra abbracci, sorrisi e racconti, guarda gli amici e aggiunge: “Beh, servo a darvi benedizioni …, in fondo chi ha tutto il tempo che ho io per pregare per il vostro bene? Siete diventati un motivo per vivere”.
Nel cortile si incontrano un gruppo di anziane che sono divenute cieche e che raccontano le loro storie. I racconti si susseguono, a volte drammatici, ma alla fine l’allegria di avere dei giovani che ti ascoltano e ti ricordano, prevale e si finisce a cantare e a ballare. Hanno molto da raccontare sulla storia del loro paese, sulle guerre, ma anche su come finalmente la pace è arrivata. Maddalena, di 74 anni, dice: “Il mondo cambia in fretta ma ci dobbiamo ricordare da dove veniamo”.
Da una sala si sentono provenire commenti sportivi, la partita di calcio Sud Africa-Ghana trasmessa alla tv infiamma il gruppo di uomini presenti. Paolino chiacchiera sui mondiali di calcio del prossimo anno e raccomanda ai giovani universitari di mandargli almeno tre copie delle foto che gli hanno scattato. Le vuole mandare ai suoi parenti lontani per fargli vedere che lui qui non è solo ma ha amici che lo vanno a trovare.
All’uscita si incontra Luis di ritorno dalla sua passeggiata al mercato. E’ di origini portoghesi, ama molto leggere e racconta dei suoi autori preferiti. Si scopre che è stato per alcuni mesi in Italia molti anni fa, come rifugiato a Perugia. Cacilda vorrebbe saperne di più, lui sotto due grandi baffi bianchi sorride sornione e aggiunge: “Questa era la prima puntata. La prossima volta continueremo, così tornate”.
Le ore sono trascorse rapidamente. E’ stata una mattinata piovosa, fredda, ma, uscendo, un uomo adulto con la Sindrome di Down apre il cancello, guarda, sorride, mentre il sole esce finalmente tra le nuvole, e dice: “Tornate presto, quando arrivano gli amici torna anche il sole”.