Gli eventi del progetto EQuAS: quando la partecipazione diventa cura
In Mozambico, la salute è ancora una sfida aperta. Ma ci sono percorsi che nascono dal basso, che mettono al centro le persone e costruiscono risposte nuove, concrete, partecipate.
E.Qu.A.S. è uno di questi percorsi. Un progetto che non si limita a offrire servizi, ma che restituisce voce, dignità e protagonismo a chi troppo spesso resta ai margini. A partire dai giovani.
Il progetto E.Qu.A.S. – Equità, Qualità, Accesso alla Salute, promosso dal Programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo nell’ambito del 5% Global Fund, ha come obiettivo quello di migliorare l’accesso a servizi sanitari equi e di qualità per le persone più vulnerabili all’HIV in Mozambico. Attivo in sette centri di salute situati nelle province di Maputo, Maputo Cidade, Sofala e Zambezia, il progetto si rivolge in particolare ad adolescenti e giovani tra i 15 e i 24 anni, una fascia di popolazione spesso esclusa dai percorsi di cura e prevenzione.
Nell’arco dei suoi 24 mesi di implementazione, E.Qu.A.S. prevede la formazione di 140 operatori sanitari e socio-sanitari, una campagna di test e sensibilizzazione che raggiungerà oltre 5.000 giovani, il rafforzamento di tre centri attraverso interventi psicosociali e la creazione di spazi dedicati all’ascolto, alla cura e al supporto. Ma E.Qu.A.S. non è soltanto un programma tecnico: è anche un progetto che mette al centro la partecipazione attiva della comunità, e soprattutto dei giovani.
Per questo, accanto al lavoro quotidiano nei centri di salute, il progetto ha promosso una serie di eventi pubblici e comunitari, che hanno trasformato scuole, spazi urbani e strutture sanitarie in luoghi di incontro, riflessione e consapevolezza. In questi momenti, ragazze e ragazzi hanno potuto vivere la salute in modo diverso: non come un servizio distante, ma come un’esperienza concreta, inclusiva e accessibile. Sport, musica, pittura, poesia, laboratori artigianali e testimonianze personali si sono alternati a spazi di test, counseling e informazione sanitaria, creando un linguaggio comune capace di unire educazione, cultura e prevenzione.
Iniziative di questo tipo hanno coinvolto oltre 500 persone tra adolescenti, operatori, insegnanti, attivisti e rappresentanti istituzionali. Al centro, sempre loro: i giovani. Giovani che prendono la parola, che parlano di salute mentale, che si confrontano sul proprio stato sierologico, che scoprono di avere diritto a essere ascoltati e accompagnati. Giovani che raccontano, attraverso l’arte e la vita quotidiana, cosa significa vivere con l’HIV oggi e come immaginano un futuro diverso, più giusto.
Questi eventi sono strumenti fondamentali per costruire fiducia, ridurre lo stigma, rafforzare il legame tra servizi sanitari e comunità. Hanno permesso, ad esempio, a decine di adolescenti di avvicinarsi per la prima volta a un test HIV, di ricevere informazioni chiare e senza giudizio, di trovare ascolto e accoglienza.
È in questo modo che E.Qu.A.S. intende rafforzare il sistema salute: attraverso la qualità dei servizi, certo, ma anche attraverso l’equità dei percorsi, la forza delle relazioni, la creatività della partecipazione. È un metodo che funziona perché non cala dall’alto, ma cresce dal basso, a partire dai bisogni reali delle persone e dalla loro capacità di essere protagonisti del cambiamento.
Investire nei giovani significa riconoscerli come motore della trasformazione sociale. Significa dare spazio alle loro voci, alle loro competenze, alle loro fragilità. Significa costruire, insieme a loro, un nuovo modo di vivere la salute: più umano, più giusto, più vicino.