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Aids, Bagnasco: Europa non può pensare a suo futuro senza Africa
14
Mag
2011
14 - Mag - 2011



Il presidente della Cei chiede più solidarietà nella lotta alla malattia e sul fronte immigrazione. "Educare a una corretta sessualità"

Roma, 13 mag (Il Velino) -“Non ci siamo rassegnati e non dobbiamo rassegnarci alla vittoria della malattia. Non possiamo permettere che chi è ammalato di Aids resti solo, senza speranza e senza cura”: sono parole di speranza e di impegno quelle pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, alla VII Conferenza internazionale sul progetto “Dream” promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Il porporato ha ribadito più volte la necessità di un “accesso alle cure per tutti”. Due i punti principali del suo intervento: “Per la Chiesa italiana aiutare l’Africa è decisivo –ha detto -. Non può l’Europa affrontare il suo futuro concentrata solo sui suoi problemi. L’Africa, con le sue risorse e le sue sfide drammatiche, fa parte del nostro orizzonte europeo e l’Europa non può pensare il suo futuro senza l’Africa”. Un concetto ripreso a margine della Conferenza, parlando di immigrazione. Il presidente della Cei ha rivolto un invito a una “maggiore solidarietà, intelligente ed organizzata”. E ha spiegato che “l’Europa non deve chiudersi, deve aprirsi con intelligenza e con cuore. L’Europa non può pensare il suo futuro senza l’Africa. Questo sta nella lettura delle cose”. L’altro aspetto della lotta all’Aids evidenziato da Bagnasco riguarda l’educazione al rispetto della persona e a una corretta sessualità. “È necessario un grande sforzo di educazione che operi una trasformazione della mentalità, della cultura, e riaffermi la dignità della persona umana. Occorre accrescere la prevenzione mediante l’educazione al rispetto del valore sacro della vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità” ha detto il presidente della Cei. Che poi ha fornito le cifre dell’impegno della Chiesa per l’Africa (oltre quattromila progetti in 20 anni) e oltre il 26 per cento delle strutture per la cura dell’Hiv/Aids appartenenti alla comunità cattolica, con una impennata nelle zone rurali. Un impegno guidato da “una chiara concezione della persona umana e del suo destino nel piano di Dio”. Per la Chiesa la medicina e le cure hanno come scopo “non solo il bene e la salute del corpo, ma la persona come tale” e malattia e la sofferenza sono “fenomeni che, se scrutati a fondo, pongono interrogativi che vanno al di là della stessa medicina per toccare l’essenza della condizione umana”. Per questo, combattere il virus Hiv significa allo stesso tempo “combattere la povertà, la scarsa educazione sanitaria e la malnutrizione, riaprendo così un futuro importante per l’Africa e tanti paesi del Sud del mondo”.

da www.ilvelino.it

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