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28/05/2005

Dream, 1100 bimbi salvati dall’Aids
Il progetto di Sant’Egidio in Mozambico: aiuti alle madri sieropositive

 

DREAM È ANCHE UN SOGNO, ma soprattutto una realtà che sta salvando molte vite umane, tre le tante che la deriva dell’Africa ha condannato a morte. Partito tre anni fa in Mozambico, il paese che la comunità di S.Egidio ha «adottato» favorendo l’accordo di pace, poi firmato a Roma, il progetto di prevenzione e cura dell’Aids sta facendo passi da gigante in un oceano di bisogni. Se ne è parlato ieri un convegno promosso in Campidoglio, dalla comunità di Trastevere. I dati, illustrati dai curatori di Dream, Maria Cristina Marazzi e Leonardo Palombi, descrivono il tragico scenario nel quale operano i volontari. Dal 2002 al 2004, il numero della donne contagiate dall’Aids nel continente è passato da 12,8 milioni a 13,3 milioni. Un analogo incremento riguarda i decessi dovuti alla malattia. La sindrome colpisce soprattutto nelle fasce di età più giovani e minaccia di sparizione intere generazioni. Nella fascia tra i 15 ed i 25 anni infatti la proporzione, cioè il numero di donne, raggiunge il suo picco: tre quarti del totale (76%). In molti paesi dell’Africa il numero delle donne siero-positive è ben sei volte superiore a quello degli uomini. Come hanno spiegato i relatori di S.Egidio l’Aids sta minacciando «il destino della famiglia» nel continente. Solo nel 2003 il numero dei bambini orfani è cresciuto di 5 milioni e, secondo i relatori, i 12 milioni di bambini africani senza uno o entrambi sono solo «la punta di un iceberg». Se non vi saranno interventi tali da invertire questa tragica escalation si calcola che, solo tra 10 anni, vi saranno in Africa 25 milioni di orfani. Nei paesi dove i sieropositivi sono già il 10% del totale, l’aspettativa di vita si è già ridotta a 17 anni. Alcuni paesi rischiano insomma di sparire. La comunità di S.Egidio è partita dall’idea che non ci si deve arrendere di fronte a questa terribile catastrofe annunciata e con il progetto Dream, finanziato da privati, punta sia sulla prevenzione che su interventi con i farmaci antiretrovirali. L’obiettivo prioritario è quello di evitare che le madri sieropositive infettino i figlio nel corso della gravidanza. Le donne ricevono non solo un sostegno nutrizionale, ma una tripla combinazione di farmaci antiretrovirali durante la gravidanza. Grazie a questo programma oltre 1100 bambini sono finora nati sani pur essendo stati partoriti da madri sieropositive. Il tasso di trasmissione è stato appena del 2%. Lo stesso risultato è stato ottenuto anche fornendo latte in formula ed è stata preferita questa strategia ad altre che si basano su altri trattamenti farmacologici.

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