Una storia dal Malawi: Esinda, la vittoria della preghiera e dellamore
Il villaggio della nonna di Esinda è lontano circa 20 km dal nostro ambulatorio. Qualche centinaio di metri dopo il “centro commerciale” di Lumbadzi si svolta a destra per una strada sterrata e ci si inoltra in una campagna davvero poco frequentata … per quella strada non passa nessun minibus, né alcun tipo di trasporto pubblico, in tutto il tragitto non abbiamo incrociato nessuna automobile. Il paesaggio è molto bello: intorno tutto è verde (è la stagione delle piogge), con una grande varietà di alberi e di piante con fiori coloratissimi.
Poi, pian piano, si inizia a incontrare anche la gente …. Come sempre in Africa ci sono persone che camminano ai bordi della strada con enormi pacchi sulla testa, acqua, foglie di tabacco, legna da ardere, etc.. Dal momento che la strada si fa sempre più stretta e dissestata al passaggio della nostra macchina uomini e donne a piedi si devono fermare e mettersi di lato, per liberare la pista.
Superiamo pure alcuni fiumiciattoli percorrendo instabili ponticelli costruiti con assi di legno. In prossimità dei corsi di acqua c’è sempre gente che si lava o che lava i panni, ma anche piccoli appezzamenti coltivati a mais o a tabacco, caprette che brucano l’erba e piccole mandrie di vacche custodite da bambini. Si iniziano anche a vedere gruppetti di povere capanne, di fango seccato, con i tetti di paglia, sopra i quali le foglie di tabacco sono state stese ad essicare; la gente alza la testa incuriosita, ci salutano.
Alla fine, dopo circa 45 minuti di strada sterrata, arriviamo al villaggio della nonna di Esinda. Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso la capanna che Esinda ci indica, mentre un piccolo fiume di gente incuriosita inizia a seguirci discretamente.
La nonna ci ha aperto, sganciando il fil di ferro che chiude la tavola di legno che fa da porta, e noi siamo entrati. La stanzetta, molto piccola, non più di 4 m2, era estremamente povera, ma anche molto curata: un tappettino fatto con pelle di capretto accoglieva i visitatori, una sedia e una piccola panca permettevano di accomodarsi. Le pareti sembravano allargare l’ambiente, decorate com’erano con semplici e graziosi disegni, un sole che splende, dei fiori e delle foglie che crescono ….
Ci siamo seduti ed abbiamo iniziato una conversazione non facile, tra il nostro inglese ed il chichewa di Esinda e della nonna. Ma si vedeva che Esinda è contenta, aveva cambiato volto, si sentiva di nuovo accolta e voluta bene. Le abbiamo raccomandato di essere fedele ai successivi appuntamenti al centro DREAM di Mtengo wa Ntenga.
Nel frattempo alla porta della capanna si era creato un grande assembramento, 30 e più persone che sbirciavano dentro e commentavano la novità degli “azungu” (i bianchi, in chichewa) che erano arrivati al villaggio. Tutti hanno iniziato a divertirsi quando ci siamo messi a scattare qualche foto o a scambiare due parole con i bambini.
Poi abbiamo salutato e abbiamo cominciato ad avviarci alla macchina – era quasi buio -, ma ci abbiamo messo un po’ ad andarcene: tutti volevano farsi fare delle foto, un uomo molto malandato eppure sorridente, due bambine che portavano sulla testa un secchio d’acqua, una donna del gruppo di capanne di fronte che ci chiamava con insistenza ed esigeva una foto di lei in posa davanti alle sue foglie di tabacco stese ad essiccare.
Eravamo contenti, molto, mentre ripercorrevamo a ritroso la strada di terra battuta fino a Lumbadzi, ma ci chiedevamo anche: ce la farà Esinda a venire al prossimo appuntamento, a fare tutta questa strada? Ci siamo ripromessi che, se non l’avessimo vista, saremmo sicuramente ritornati a cercarla
Il giorno dell’appuntamento, però, abbiamo avuto la gioia di vedere spuntare Esinda, puntualissima, tra un capannello di donne, davanti all’Antinatal Care di Lumbadzi.
Per venire era partita di casa il giorno precedente ed aveva trascorso la notte di fronte al centro di salute. Ci ha salutato, felice di incontrarci, con il volto ormai cambiato, senza quell’espressione disperata che avevamo visto il primo giorno.
Da Lumbadzi, con il nostro pulmino, siamo andati a Mtengo wa Ntenga per la visita e per la nuova somministrazione di farmaci antiretrovirali.
Al centro DREAM tutti quelli che l’avevano conosciuta l’abbracciano con affetto, facendole molte feste. Anche Madaliso, il coordinatore del centro, le dice in chichewa la nostra gioia che sia venuta. E’ a questo punto che Esinda chiede la parola.
Parla in chichewa, l’unica lingua che conosce, e Madaliso traduce:
"Io vi voglio ringraziare. Sono grata a tutti per quello che avete fatto e che fate per me e per gli altri malati. A me non sembra vero quel che mi è accaduto in questi giorni. Poco più di una settimana fa ero disperata, senza forze, abbandonata dalla mia famiglia, non sapevo cosa fare, non avevo in mente nessuno che mi potesse aiutare. Ho pregato!
L’unica cosa che potevo fare era pregare, ma mai mi sarei aspettata di essere esaudita così prontamente dal Signore e di trovare sulla mia strada persone così buone. Ringrazio il Signore perché non sono più sola. Ora ho dei nuovi amici, qualcuno che pensa a me. E ringrazio il Signore anche perché la cura che che mi è stata prescritta sta facendo effetto, giorno dopo giorno, e sento tornare in me le forze. Sapete, qualche mese fa avevo cominciato a prendere delle medicine, ma non mi facevano nessun effetto.
Ho dovuto interrompere la terapia perché stavo sempre peggio, avevo forti dolori alle gambe, facevo fatica a camminare e non potevo dormire. Con queste medicine che mi date voi è diverso, giorno dopo giorno sento le mie forze crescere e sono fiduciosa che presto starò di nuovo bene".