HomeDREAMAvvenire (Italia) – Combattere la malnutrizione per frenare l’Aids
30
Ott
2007
30 - Ott - 2007



da Avvenire

di Rossana Sisti

Un sogno lungo cinque anni quello che racconta Leonardo Palombi a Rimini da-vanti a una platea resa silenziosa dalle cifre disastrose che riguardano povertà, fame, malattie, malnutrizione, violenze, sfruttamento dei bambini. Un intreccio im-pressionate che lascia poco scampo alla speranza realistica di fare qualcosa. È la prima delle Giornate internazionali di studio che il Centro Pio Manzù dedica alla ri-flessione sul «Futuro dei bambini nella mente e nelle società del mondo» e Leonardo Palombi – che è professore di Igiene all’università Tor Vergata di Roma – sorprende tutti quando dice che oggi, proprio davanti alle emergenze immani e drammatiche, occorre sognare. E racconta di DREAM, che in inglese significa sogno, ma è l’acronimo di Drug Resource Enhancement against Aids and Malnutrition, un programma di sanità pubblica avviato dalla Comunità di Sant’Egidio che in cinque anni ha coinvolto mezzo milione di persone in Africa, interrompendo il circolo vizioso che lega, e potenzia a vicenda, Aids e malnutrizione.
«Una buona nutrizione, ha spiegato il professor Palombi – non cura l’Aids ma è un presidio terapeutico fondamentale e complementare alla cura con i farmaci». Iniziato in Mozambico, Dream conta oggi centinaia di attivisti in dieci Paesi africani, dalla Tanzania al Kenia, alle due Guinee e ora anche in Malawi, il Paese con le più alte percentuali di Aids e malnutrizione. La forza del sogno, che punta sul cibo, locale, variegato e di qualità, sono le famiglie. «Si è capito – spiega Palombi – che al sistema degli aiuti si doveva affiancare il coinvolgimento del paziente e della sua famiglia nell’alfabetizzazione alla salute. L’istruzione delle madri, le terapie a domicilio per i più piccoli, la scelta di puntare su personale locale, sono sinergie che hanno ridotto drasticamente la mortalità dei bambini nel primo anno di vita. Quando poi i pazienti stessi entrano attivamente nel “sogno”, come testimonial ed educatori di base, l’effetto si moltiplica».
«È immensa la gioia – racconta Palombi – di vedere le madri salvate dall’Aids che salvano i propri figli e li vedono finalmente crescere. È la bellezza di vedere una comunità disperata che riprende a sperare. Queste donne rappresentano la certezza che la malattia non è più una condanna e che la vita può ricominciare con dignità». Inutile dire che il Progetto Malawi lungi dall’essere il laboratorio di un gruppo di visionari è il risultato di sforzi congiunti. Di Banca Intesa e Fondazione Cariplo, ma non solo: Sant’Egidio lavora accanto a Save The Children, agli Scout del Malawi e al Cisp, una ong attivissima sul microcredito. E il bello è che i risultati hanno acceso l’interesse di altre ong e istituzioni a replicare l’intervento.
La strategia del fare è contagiosa. Il colibrì che ha ispirato nel titolo delle Giornate il Pio Manzù, non è più solo. Correndo da solo – come racconta una fiaba africana – a spegnere le fiamme di una foresta con una goccia d’acqua, non è un illuso. Dice semplicemente «faccio la mia parte», come i tanti che, impegnati in progetti istituzionali, testimoni di campagne di sensibilizzazione leader di movimenti non governativi si danno da fare per i bambini con un realismo da «visionari». Toccante l’entusiasmo della francese Adeline Lescanne, 28 anni, ingegnere agronomo. È la faccia pubblica di Nutriset, azienda di famiglia in cui è nato il Plumpynut, un alimento straordinario contro la malnutrizione che colpisc

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