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07
Feb
2012
07 - Feb - 2012



di Paola Rolletta

Pubblicato su UP, inflight magazine della TAP

Dispensa consigli e medicine alle donne che arrivano al mattino presto al centro DREAM di Manga, nella città di Beira, nel centro del Mozambico. E’ Josefa, una delle prime pazienti HIV + di questo centro sanitario e del programma DREAM (Drug Resources Enhancement against AIDS and Malnutrition). Oggi sono più di un milione le persone che beneficiano del programma e quindicimila i bambini nati sani grazie al programma di prevenzione verticale, programma attivato inizialmente in Mozambico da quasi 10 anni, ed ora presente in altri paesi africani.


"Il mio nome è Josefa, sono mozambicana, madre di cinque figli. Ricordo bene il 10 giugno 2003 quando ho incontrato il centro DREAM di Manga, a Beira.
Ho fatto il test HIV perché ero incinta e mi dissero che era bene sapere tutto della mia salute. Non mi sentivo male e non volevo fare il test. Finalmente mi sono convinta a farlo. La distanza tra il centro prenatale ed il centro DREAM è piccola, ma mi sentivo i piedi pesanti e ci ho messo molto per arrivare, perché tutti dicevano che c’erano persone che hanno l’AIDS …
Sono stata accolta con simpatia, ho fatto il test ed ho atteso i risultati. Avevo paura, ma volevo sapere la risposta. L’infermiera ha iniziato a parlare con me, e lentamente mi ha detto che ero sieropositiva. Mi ha anche spiegato che questa non era una condanna a morte, come molti pensano. Come anch’io pensavo …
Che dire alla mia famiglia? Quale sarebbe stato il mio futuro?
Sono tornata a casa e ho cominciato a piangere. Ho pensato ai miei figli non avrebbero avuto l’amore della madre. Perché era successo proprio a me? Ho pianto per un mese!
Ho iniziato il trattamento. Non l’ho mai interrotto e ho sempre preso le pillole. Mattina e sera. E’ arrivato il giorno del parto e ho avuto il bambino. Non ho mai più pianto. La fiducia è stata la mia salvezza. Il mio bambino è stata la mia salvezza!


Ho fatto tutto quello che mi hanno detto i medici di DREAM. Convincere mio marito a fare il test è stato molto difficile. Ma un bel giorno si è presentato al centro. Anche i suoi piedi erano pesanti … Ha fatto il test ed è risultato positivo.
Nostra figlia è sieronegativa. È stato confermato a 18 mesi. Io, madre sieropositiva, generare una bambina sana. Quel giorno ho fatto salti di gioia!
Nei mesi successivi, gli operatori di DREAM mi ha proposto di venire a lavorare, raccontando la mia esperienza per coinvolgere nel trattamento gli altri pazienti. Questo è quello che faccio adesso, dopo aver frequentato un corso di formazione. Parte del mio lavoro è qui al centro, un’altra parte è quello di visitare i pazienti nelle loro case per dare consigli, controllare l’aderenza alla terapia, insegnare a cucinare le pappe per i bambini, ricordare le norme igieniche ….
È un lavoro delicato, questo che facciamo a casa delle persone. A volte ci sono delle visite in casa che non conoscono lo stato di salute del paziente. Allora noi comunichiamo come in codice. Gli dico, ‘sono passato a salutare, spero ci rivedremo un altro giorno.’ Se mi rispondono ‘grazie per essere passata’, me ne vado. Se invece rispondono ‘entra, resta un po’ per parlare ‘, è un segno che posso entrare e fare il mio lavoro.
Ciò che mi spinge è un pensiero molto forte nella mia testa: se ho potuto salvare mia figlia, altre madri possono salvarsi e salvare le vite dei loro figli. Oggi, il mio sogno è diventato la mia missione!
"


Josefa è una tra le migliaia di donne che a partire dal 2003 vengono assistite nei centri DREAM nel programma di prevenzione verticale con la triterapia, un programma progettato e realizzato dalla Comunità di Sant ‘Egidio in Mozambico nel 2002, nel quadro delle politiche contro la HIV / AIDS del Governo.

DREAM è attualmente presente in dieci paesi africani: Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Guinea, Guinea-Bissau, Camerun, Congo RDC, Angola e Nigeria.
Il programma DREAM privilegia donne in gravidanza e coppie madre-figlio, perché è la scelta per il futuro dell’Africa. Nei centri, le donne imparano che i neonati di madri sieropositive possono essere infettati in tre modi: il virus può essere trasmesso durante la gravidanza, al parto e attraverso l’allattamento al seno. Senza alcuna forma di prevenzione, ci sono il 30% di probabilità che il virus passi al loro bambino.

Con la triterapia antiretrovirale dalla ventiquattresima settimana di gravidanza fino al nono mese dopo il parto per poter allattare, il 98% dei bambini nasce e cresce senza infettarsi. Le madri continuano ad essere trattate. E’ l’unico modo per prevenire l’aumento esponenziale degli orfani.


 

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