DREAM: 12 anni fa nasceva il sogno
Nel mese di febbraio si ricorda un evento importante: nel febbraio 2002 veniva infatti introdotta la terapia antiretrovirale presso il Centro DREAM di Machava a Maputo, il primo Centro DREAM del Mozambico e di tutta l’Africa. DREAM è nato in anni in cui la terapia antiretrovirale era già diffusa in occidente ma sembrava ancora una speranza lontana per l’Africa; nessuno credeva possibile la cura per i malati africani, la rassegnazione, il senso di impossibilità, le reali difficoltà di realizzazione in contesti poveri come quelli africani, tutto ciò rendeva la cura in Africa solo un sogno lontano. Ma la Comunità di Sant’Egidio per prima ha deciso di accogliere quel sogno, ed è così che è nato il programma DREAM.
Da allora DREAM ha offerto la possibilità di curare l'AIDS in Africa con i farmaci antiretrovirali che, introdotti in occidente già nel 1996, hanno trasformato l'AIDS da condanna a morte in una malattia cronica con cui si può convivere. L’intuizione di DREAM è stata quella di non precludere a nessuno l’accesso a standard terapeutici di eccellenza, dal momento che la stragrande maggioranza delle persone HIV positive viveva e vive in paesi in via di sviluppo, nei quali si pensava impossibile l’introduzione dei protocolli di cura occidentali.
Il programma DREAM ha dimostrato il contrario: è possibile curare l'AIDS in Africa e lo dimostrano le decine di migliaia di malati in terapia, con percentuali di aderenza alle cure più alte di quelle occidentali; lo dimostrano i 23.500 bambini nati sani da madri sieropositive, le oltre 230.000 persone assistite, le circa 2.000 gravidanze attualmente seguite, le oltre 1.500.000 persone che hanno usufruito del programma nei 40 centri di day hospital e nei 20 laboratori di analisi cliniche dei 10 paesi africani in cui oggi DREAM è presente. Fin dall’ inizio il programma dream ha creduto che un fattore cardine per migliorare l’ assistenza fosse la formazione del personale sanitario. Nel triennio 2012-2015 l’alleanza tra il programma dream e il programma Mothers for Merck di MSD Italia garantirà la formazione continua del personale clinico e di supporto presenti nei centri in Mozambico. Grazie a Merck saranno garantite le risorse per formare e aggiornare i clinici presenti nei centri e coinvolgere ancora più donne per lavorare sul terreno e nelle comunità locali.
Quel modesto inizio alla periferia di Maputo ha segnato una svolta nella storia della cura dell’AIDS: per la prima volta metteva piede nel continente africano un programma teso alla cura dei pazienti sieropositivi e all’eliminazione della trasmissione materno-infantile del virus. Una svolta che ha poi ampiamente dimostrato la fattibilità della cura in contesti a risorse limitate. DREAM ha creato un modello di cura dell’AIDS e di prevenzione della trasmissione materno-infantile del virus HIV in contesti africani che ha fino ad adesso raggiunto traguardi mai raggiunti prima in tali siti. Un modello riproducibile in Africa, in aree urbane, semirurali e rurali, dove vive circa il 70% di tutta la popolazione mondiale è affetta dall’HIV/AIDS.
Tutto questo ha avuto inizio proprio a Machava ed è qui, nel “centro madre”, che sabato 1 febbraio è stato celebrato il dodicesimo anniversario del programma DREAM.
Già dal mattino sono arrivati i medici, gli infermieri, gli attivisti che ogni giorno in questa “casetta” accanto all’ospedale pubblico specializzato nella cura della tubercolosi si prendono cura dei malati di AIDS. Insieme a loro tanti amici, vecchi e nuovi membri della “famiglia DREAM”.
La storia degli ultimi 12 anni rivive nelle parole della dottoressa Noorjehan Abdul Majid, il primo medico mozambicano del programma DREAM, che proprio nell’ospedale di Machava, dove lavorava, ha incontrato nel 2001 i medici della Comunità. Ricordando quel periodo Noorjehan racconta il dolore di non riuscire a curare i malati di tubercolosi che le erano affidati e che morivano al ritmo di 5-6 al giorno; la frustrazione di non poter fare il test per l'HIV perché pur conoscendo gli antiretrovirali, non era possibile utilizzarli in Mozambico; la scoperta, dopo l’incontro con il nascente programma DREAM, che il 90% dei suoi pazienti era sieropositivo e moriva proprio per la mancanza di cure adeguate…
Da quel febbraio 2002, da quel sogno perseguito con tanta tenacia, sono scaturite tante storie di resurrezione, di ritorno ad una vita normale e piena di sogni per il futuro.
Dalla “casetta” di Machava è stata fatta molta strada, con l’introduzione del protocollo di prevenzione verticale che ha permesso a migliaia di bambini di nascere sani da madri sieropositive e poi con il moltiplicarsi dei centri DREAM, in Mozambico e fino ad altri 9 paesi africani.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’aiuto e l’impegno personale di tanti, africani ed europei alleati per cambiare il futuro di un continente. Il pensiero di tutti si rivolge ad Ana Maria Muhai, prima attivista del programma DREAM, per 10 anni volto e voce instancabile di tanti malati, recentemente scomparsa.
Tante cose si potrebbero dire e raccontare, il tempo passa velocemente ricordando questi dodici anni di lotte e successi, di passione e di fede. Ma dopo le parole c’è ancora voglia di stare insieme, per festeggiare ed esprimere con canti e balli la gioia e la gratitudine per una vita ed una famiglia nuova che tanti hanno trovato proprio nel momento più duro della loro vita.
Nel congedarsi, il ringraziamento alla Comunità di Sant'Egidio di Florentina, la prima infermiera a lavorare nel programma: “grazie alla Comunità dal più profondo del cuore, a nome di noi mozambicani….senza DREAM cosa sarebbe stato di noi! Viva la grande casa di Machava! Viva DREAM! “