Dall’Africa buone notizie anche per la ricerca biomedica globale
Sì è svolto nei giorni scorsi a Novara, presso l’Università del Piemonte Orientale (UPO), nel contesto del corso di laurea magistrale internazionale in medical biotechnology diretto dal professor Gianluca Gaidano, una interessante attività didattica dal titolo “Benefit sharing and global health. Towards a model of inclusive excellence“. All’attività didattica hanno partecipato più di 40 studenti del corso di laurea, ma anche già laureati e qualche studente del corso di medicina. Gli studenti, provenienti da 4 continenti oltre che dall’Europa (erano presenti infatti numerosi studenti dall’ Asia e alcuni studenti dall’Africa e dall’America), hanno seguito le lezioni proposte e approfondito e dibattuto alcuni temi in gruppi di lavoro, secondo i metodo dell'”Oxford type debate”.
Lo scopo della Conferenza è stato di considerare limiti e applicazioni della ricerca biomedica in una prospettiva globale e di discuterne la traduzione in benefici per tutti coloro che ne hanno necessità. Raffaella Ravinetto (PhD, Dept. of Public Health, Institute of Tropical Medicine, Antwerp, Belgium) ha tenuto un’ importante lezione su “Ethics of benefit sharing in biomedical research”, mentre il Programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio è stato preso come modello di eccellenza inclusiva, in quanto offre un prezioso esempio di approccio alla salute globale, specialmente in Paesi a risorse limitate.
Richard Luhanga, dottorando presso l’Università e responsabile nazionale dei laboratori DREAM in Malawi, ha illustrato le innovazioni tecnologiche sviluppate dal Programma in Africa e in particolare il loro beneficio in termini di ampliamento dell’ accesso della popolazione, anche di aree rurali, ai test di diagnosi e monitoraggio della malattia.
Le tecnologie biomediche, infatti, hanno una grande possibilità di migliorare la diagnostica e il trattamento di molte malattie. Tale potenziale si confronta con la sfida ma anche con l’opportunità che i benefici della ricerca biomedica siano realmente condivisi con tutti quelli che ne hanno bisogno, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 3.8 che auspicano medicine e vaccinazioni di qualità e a costi accessibili per tutti.
I risultati di DREAM, nato per rendere disponibile la terapia antiretrovirale secondo gli stessi criteri di eccellenza utilizzati nei Paesi occidentali anche in Africa, dove vive la stragrande maggioranza dei malati, mostrano come questo sia possibile, contribuendo a rendere accessibili anche in Paesi a “low and middle income” e in contesti difficili, i benefici di cure e farmaci che, magari studiati e sperimentati proprio in questi contesti, non divengono spesso accessibili a tutti coloro che ne abbiano bisogno
L’interesse e l’entusiasmo con cui gli studenti hanno partecipato all’attività e ai dibattiti mostra come sia importante condividere le sfide vinte, anche quelle provenienti da continenti quali l’Africa a cui si pensa troppo spesso solo in termini di bisogni e non di opportunità. Anche attraverso lavori di gruppo della ADO, la pedagogia di DREAM è stata recepita dagli studenti come un modello innovativo “branded” Africa che può insegnare molto al modo di fare ricerca biomedica. Coloro infatti che si affacciano al mondo della ricerca biomedica saranno chiamati, con il loro lavoro, a studiare soluzioni innovative, ad aprire strade, a rendere possibile ciò che non sembrava esserlo. Il programma DREAM in questo senso ha rappresentato un esempio con il suo mix di visione e impegno, per affermare, con Nelson Mandela, che “sembra sempre impossibile finché non si è fatto”