Kenya: il progetto FOOD+ rafforza la lotta contro la fame
Siccità, inflazione e crisi alimentare: nelle contee di Meru e Tharaka-Nithi il progetto FOOD+ offre un sostegno concreto alla popolazione, unendo distribuzione nutrizionale e assistenza sanitaria.
In Kenya, la fame continua a rappresentare una minaccia concreta per milioni di persone, specialmente nelle aree rurali e semiaride del Paese. Le contee di Meru e Tharaka-Nithi, nel cuore dell’Africa Orientale, sono tra le più colpite. In questo contesto, il progetto FOOD+ Kenya, sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e promosso dal Programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio, rafforza il proprio impegno per migliorare la sicurezza alimentare delle popolazioni più vulnerabili.
Negli ultimi anni, il Kenya ha dovuto affrontare una lunga serie di crisi: siccità prolungate, raccolti scarsi, aumento dei prezzi dei beni essenziali e, recentemente, anche gravi inondazioni. Tali eventi hanno compromesso la produzione agricola e la sopravvivenza del bestiame, lasciando milioni di persone in condizione di insicurezza alimentare. Secondo i dati IPC 2023 (Integrated Food Security Phase Classification), si stima che 2,8 milioni di keniani vivano in situazioni di emergenza alimentare, tra cui 940.000 bambini affetti da malnutrizione acuta.
Nelle contee di Meru e Tharaka-Nithi, dove la popolazione vive principalmente di agricoltura e allevamento, i cambiamenti climatici hanno reso sempre più difficile la sopravvivenza delle famiglie. La malnutrizione, in particolare nelle aree rurali, è diventata un problema strutturale.
Di fronte a una situazione così complessa, il progetto FOOD+ Kenya si propone un obiettivo tanto semplice quanto fondamentale: offrire supporto nutrizionale alle persone più vulnerabili e, al tempo stesso, rafforzare il sistema sanitario locale per migliorare la risposta alla malnutrizione moderata e grave.
Come? Attraverso tre linee d’azione ben integrate: il monitoraggio dello stato nutrizionale della popolazione, la distribuzione di pacchi alimentari e alimenti terapeutici, e un’importante attività di formazione e sensibilizzazione comunitaria, incentrata sulla salute e sull’alimentazione.
Il progetto si inserisce nel lavoro quotidiano dei centri DREAM e opera in stretto coordinamento con le autorità sanitarie locali, così da garantire interventi mirati, sostenibili e duraturi.
Nel mese di giugno il centro DREAM di Aina ha intensificato il suo impegno sul campo, raggiungendo ben 231 persone grazie a un programma articolato di attività:
- incontri di educazione sanitaria,
- gruppo di supporto rivolto a pazienti in condizioni di vulnerabilità,
- e visite domiciliari, pensate in particolare per gli anziani e per chi non è in grado di recarsi autonomamente al centro.
Durante gli incontri formativi sono stati affrontati temi di grande rilevanza, come l’importanza di una corretta idratazione, una dieta equilibrata, le buone pratiche igienico-alimentari, le necessità nutrizionali delle persone affette da HIV/AIDS, e la gestione dell’alimentazione nei pazienti ipertesi.
Parallelamente, sono stati distribuiti pacchi nutrizionali a uomini, donne e persone con disabilità. I pazienti affetti da malnutrizione moderata hanno ricevuto farine fortificate per arricchire la dieta quotidiana, mentre i casi più gravi sono stati inseriti in un programma terapeutico intensivo, che prevede l’uso di alimenti ad alto contenuto calorico e monitoraggi regolari ogni due settimane.
Tra i segnali più positivi raccolti durante il mese di giugno, spicca il caso di una paziente che, grazie al costante accompagnamento nutrizionale, è riuscita a riportare il proprio indice di massa corporea (BMI) entro valori normali, permettendo così la sua dimissione dal programma terapeutico. Accanto a questa buona notizia, si registra anche l’arrivo di nuovi pazienti con segni evidenti di malnutrizione, subito presi in carico e inseriti nei percorsi di cura e supplementazione alimentare. Un altro dato incoraggiante riguarda la maggiore regolarità con cui i pazienti seguono gli appuntamenti clinici, segnale chiaro che il sostegno alimentare non solo migliora lo stato di salute, ma rafforza anche il legame tra la comunità e i servizi sanitari, promuovendo fiducia e continuità nel tempo.