HomeDREAMReportage dalla Repubblica Democratica del Congo
15
Mar
2008
15 - Mar - 2008



Una missione DREAM ha visitato la Repubblica Democratica del Congo, per verificare l’avanzamento dei lavori riguardanti il centro di Mbandaka – di prossima apertura -, nonché per sondare le possibilità di un ampliamento della presenza del Programma in altre zone del paese, in particolare a Kinshasa, la capitale.

Com’è noto la Repubblica Democratica del Congo è stata purtroppo al centro, fino alla metà del 2004, di un conflitto armato di vaste proporzioni, che ha visto via via il coinvolgimento di un gran numero di paesi limitrofi. Un conflitto talmente lungo e complesso da essere stato definito, piuttosto impropriamente, “la prima guerra mondiale africana”.
 
A causa di un tale conflitto, delle guerriglie che l’hanno accompagnato e che si sono trascinate fino a poco tempo fa, nonché di una situazione politica piuttosto instabile, definire la situazione epidemiologica del paese per quanto riguarda l’infezione da HIV non è facile. 

Allo stato attuale non sono attivi “posti sentinella” di depistage collegati al monitoraggio internazionale dell’epidemia e la maggior parte dei dati disponibili sull’AIDS in Congo si basano sui trend di sieroprevalenza e di morbilità riscontrabili nei paesi confinanti. Qualcosa di davvero insufficiente se si pensa all’enormità dell’estensione della Repubblica Democratica del Congo, grande quasi quanto l’intera Europa occidentale. 

I dati UNAIDS fissano oggi il tasso di sieroprevalenza per la popolazione adulta in RDC attorno al 3,2%. Ma con un notevole margine di incertezza. 

Va infatti considerato che il territorio congolese è stato percorso per anni da militari, ribelli e sfollati, che molte sono state le violenze subite dalle donne, che generale è la condizione di povertà della popolazione, che preoccupante è la disgregazione di tanta parte del tessuto sociale. In realtà i segnali dell’avanzamento dell’epidemia di AIDS nella Repubblica Democratica del Congo sono molti. 

La provincia congolese dell’Equatore (nella parte nord-occidentale del paese) è una delle zone in cui tali segnali si avvertono più forti. 

E’ una provincia immensa, grande come metà della Germania, cui la foresta pluviale ed il fiume Congo fanno dono di una conformazione ed un paesaggio indubbiamente affascinanti, quasi struggenti. E però, proprio a causa delle incredibili difficoltà poste dalla foresta e dall’attuale scarsità di mezzi di comunicazione fluviale – inutilizzabili per le conseguenze della guerra o per la mancanza di manutenzione – tutta l’area è difficilmente raggiungibile, quasi isolata. 

Eppure Mbandaka, il capoluogo della provincia, che si affaccia sul fiume Congo esattamente sull’Equatore (il suo nome sotto la dominazione coloniale belga era Equateurville), ha circa 700.000 mila abitanti. 

Un tempo la città era dotata di un importante porto fluviale. Ma oggi questo è in disarmo, anche se il fiume è spesso l’unico legame tra la città e Kinshasa, centinaia di chilometri più a sud, l’unico legame con tutto ciò che può giungere dal mondo esterno.
Sia in provincia che a Mbandaka ci si rende conto immediatamente del peso e delle conseguenze dell’isolamento. La malnutrizione raggiunge livelli inaccettabili, soprattutto all’interno della comunità pigmea. Le scuole ed i professori sono insufficienti, ed i livelli di analfabetismo sono aggravati dal fatto che si paga ogni cosa. Lo stesso vale per la sanità.
In tutta Mbandaka non c’è alcun laboratorio di base e l’Hopital Central è fornito di un solo microscopio da utilizzare per le indagini parassitologiche.

E’ proprio per tali ragioni, è proprio per venire incontro all’enorme bisogno della sua popolazione e di quella della regione circostante, che è stata individuata la città di Mbandaka come prima sede di un centro DREAM nella Repubblica Democratica del Congo con annesso laboratorio di biologia molecolare.
Un progetto avviato qualche tempo fa e non ancora portato a termine, anche se è stata appena completata la costruzione delle strutture esterne. I lavori hanno infatti richiesto molto più tempo del previsto.
Il terreno su cui il centro ed il laboratorio stanno sorgendo non era altro che una parte di foresta, che ha dovuto essere disboscata e recintata con un solido muro. Si è poi dovuto attendere l’arrivo di molti materiali da Kinshasa. I mattoni sono stati fabbricati in loco, ma per il cemento è stato necessario l’invio dalla capitale tramite barche, sul fiume, con una modalità di trasporto che ha richiesto di volta in volta anche 15 giorni di tempo. Non c’è inoltre rete idrica, né elettricità, a Mbandaka. Per provvedere a tutte le necessità si sono dovuti montare cisterne e generatori di grande capacità.
Insomma non è stata una sfida facile, quella affrontata da DREAM e dalla Congregazione delle Figlie della Carità della provincia dell’Equatore, le suore che si faranno carico della gestione del nuovo centro. Né si può ancora dire che tutto sia pronto. C’è infatti da compiere un ultimo sforzo per allestire il laboratorio con i macchinari e i materiali più adeguati.
Si prevede comunque, grazie anche al prezioso sostegno messo a disposizione dalla Cooperazione italiana, di completare tutti i lavori entro il prossimo giugno. I due tecnici che si occuperanno del laboratorio stanno già svolgendo uno stage apposito nel laboratorio DREAM di Conakry.

Il progetto DREAM a Mbandaka nasce dall’accordo di partenariato firmato a Kinshasa nel giugno 2005 con il Ministero della Salute. Tale documento non solo autorizza in toto i protocolli diagnostici e terapeutici di DREAM, ma individua nei suoi centri dei veri e propri centri pilota, punti di riferimento del servizio sanitario nazionale congolese per la prevenzione e la cura dell’AIDS.
L’accordo definisce in pratica un modello intervento di lunga durata fondato sulla corresponsabilità tra Governo, Figlie della Carità e Comunità di Sant’Egidio e può essere considerato qualcosa di replicabile anche in altri contesti dove operano le Figlie della Carità o altre congregazioni religiose.

L’attesa di tutti per la prossima apertura del centro DREAM di Mbandaka è grande, in loco e nella capitale. Responsabili politici, dirigenti sanitari, autorità ecclesiali guardano con grandissimo favore ad un progetto che vuole occuparsi proprio della parte più abbandonata e difficile da raggiungere del paese.
Quando sarà attivo il nuovo centro permetterà di avere una delle strutture più avanzate di tutta la Repubblica Democratica del Congo proprio lì dove nessuno pensava di poter fare nulla.
A Mbandaka – ed in tutta la provincia di Equatore – non sono infatti ancora attivi programmi di prevenzione e cura dell’AIDS né da parte governativa né da parte di altre ONG. La collocazione geografica e le difficili condizioni logistiche hanno scoraggiato tutti dall’intraprendere un qualche progetto del genere.
Ed invece la presenza di un laboratorio di biologia molecolare a Mbandaka vorrà dire davvero tanto. Come pure il fatto che la terapia antiretrovirale sarà assicurata in maniera gratuita.
La missione DREAM ha colto l’occasione della propria visita per recarsi anche a Bikoro (a sud di Mbandaka, nell’interno), perché è lì che si vorrebbe aprire il primo centro satellite della futura struttura per la cura dell’AIDS.
Da sempre le Figlie della Carità sono presenti a Bikoro. Vi hanno gestito un ospedale anche quando la strada di collegamento con Mbandaka era quasi inesistente ed ogni volta bisognava trovare il passaggio più agibile nella foresta impiegando fino a 12 ore di viaggio. Oggi, per fortuna, la strada è percorribile in modo meno problematico e Mbandaka dista solo tre ore di macchina.

La seconda parte della missione DREAM ha riguardato soprattutto Kinshasa.
Le Assicurazioni Generali si sono recentemente gettate con passione, nella loro qualità di sponsor, nel progetto congolese, impegnandosi nel sostegno all’apertura di un secondo centro DREAM nel paese, nella capitale stavolta. Un centro anch’esso provvisto di laboratorio, che possa fungere da modello e da centro pilota per le province meridionali.
Kinshasa è una capitale caotica, dove la gente cerca di cavarsela tra tante difficoltà. Le principali sono economiche: il lavoro è occasionale e la vita è cara, in particolare i trasporti. I circa dieci milioni di abitanti di questa metropoli distesa lungo il fiume Congo vivono in immense distese di casette e baracche cresciute disordinatamente e si muovono per lo più a piedi alla ricerca di un modo di sbarcare il lunario. Molti sono i bambini che si incontrano in strada, e molti sono quelli non registrati all’anagrafe.
Dopo alcuni incontri interlocutori la missione DREAM a Kinshasa è riuscita a stringere un accordo con una congregazione religiosa seriamente intenzionata ad assumersi la responsabilità di gestire il Programma nella capitale congolese.
La Congregazione diocesana delle Suore dell’Immacolata Concezione ha aderito con grande entusiasmo all’idea di dare vita ad un centro di prevenzione e cura per l’AIDS a Kinshasa, ed ancor di più a quella di impiantare ed attivare un laboratorio di eccellenza completamente gratuito, destinato a divenire un punto di riferimento per l’immenso retroterra meridionale del paese. Le religiose hanno già avviato i primi sondaggi per individuare il terreno su cui poi verranno costruiti il centro ed il laboratorio.

Il laboratorio di biologia molecolare di Kinshasa assumerà un ruolo estremamente importante. Ad esso convergeranno i campioni di sangue prelevati nei futuri centri satellite DREAM della provincia di Bandundu (a sud-est di Kinshasa), un’altra zona molto estesa e priva di grandi risorse sanitarie.
Un rapporto privilegiato sarà attivato con l’ospedale di Kimbau, nel distretto di Kenge, dove opera la dr.ssa Chiara Castellani, un medico italiano che vive e lavora da molti anni nella Repubblica Democratica del Congo, una figura ben conosciuta in Europa ed in Africa per la sua appassionata ed instancabile attività.

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