Avvenire (Italia)
Ai bimbi non bastano solo pane e acqua
Sant’ Egidio e Msf: va elevata la qualità degli aiuti da inviare
DA ROMA LUCA LIVERANI
« I bambini italiani non li nutriamo a pane e acqua. Perché allora i bambini del Niger dovrebbero crescere con le pappe di miglio?». Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia, dice basta agli aiuti alimentari a base di sacchi di cereali. Alla vigilia della Giornata mondiale dell’alimentazione, Medici senza frontiere e Comunità di Sant’Egidio rilanciano la sfida: non basta riempire gli stomaci, bisogna nutrire. Da anni sono disponibili sul mercato confezioni di “Ready to use food”, porzioni monodose di un impasto proteico altamente nutritivo a base di arachidi, pronto all’uso, efficacissimo per curare i bambini denutriti. Ma i Paesi donatori continuano a inviare farine: cibo deperibile, che va cucinato o allungato con acqua spesso non potabile, privo delle sostanze necessarie a ridare forza e salute.
Commissione per i diritti umani del Senato, Msf e Sant’Egidio lanciano da Palazzo Madama l’appello: anche senza aumentare gli stanziamenti, i governi devono indirizzare diversamente la spesa per aiuti di qualità. Oggi più di 195 milioni di bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione, il 90 per cento in Africa subsahariana e Asia del Sud. Più di 20 milioni soffrono della forma mortale, che contribuisce a uccidere un terzo degli 8 milioni di bambini che muoiono ogni anno sotto i 5 anni. «In Africa c’è un legame inscindibile tra malnutrizione e Aids», spiega Paola Germano, coordinatrice per Sant’Egidio del progetto Dream che da dieci anni assiste in dieci Paesi africani le donne sieropositive in gravidanza.
«L’Aids – spiega – diminuisce la forza lavoro, riduce la produzione agricola, le famiglie si indebitano per le cure, le bambine devono lasciare la scuola». I farmaci antiretrovirali durante la gestazione evitano il contagio dei neonati: «Finora ne sono nati più di 12 mila sani». Altrettanto importanti i programmi di alimentazione portati avanti dalla Comunità, che segue 88mila pazienti in 3 1 centri clinici. Il latte materno – ammesso che la mamma mangi – basta per i primi sei mesi. Poi servono proteine di qualità, grassi essenziali, carboidrati. Per i bambini occidentali c’è lo svezzamento a base di raffinate pappine. Per quelli del Sud del mondo – se va bene – una ciotola di miglio.
Ma nei primi due anni di vita una dieta inadatta compromette lo sviluppo dell’adulto. «E i cereali attualmente distribuiti come aiuti, pur arricchiti con sali minerali e vitamine, non rispettano lo standard minimo», denuncia Msf. Arretratezza culturale? «Sicuramente – dice Gianfranco De Maio, medical advisor di Msf Italia – visto che gli aiuti sono ancora quelli dell’Etiopia dei tempi del “Live Aid” dell’85. Ma c’è anche convenienza economica: la sovraproduzione cerealicola degli Usa finisce lì. I cibi proteici pronti all’uso si conservano a lungo, mentre le farine si deteriorano. Ai governi non chiediamo soldi per noi. Non chiediamo più stanziamenti. Chiediamo che spendano come si deve».