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Ott
2010
28 - Ott - 2010
Il Sole 24 ore (Italia)
Il dottore e la banca in tasca
da: Il Sole 24 ORE del 6/10/2010
Il business delle telecomunicazioni.
Le tecnologie che permettono l’assistenza medicate e aiutano lo sviluppo
Il dottore e la banca in tasca
di Antonio Dini
Il paziente è in una capanna di un villaggio in Tanzania, gli elettrodi sul petto, già pronto per la visita. Il suo cardiologo ha numerose specializzazioni per riconoscere e curare patologie differenti, e siede in uno studio a Roma, a 6 mila chilometri di distanza. E’ l’era della telecardiologia, ultima frontiera della telemedicina, l’assistenza medicale a distanza. Il settore della telemedicina utilizza un mix di strumenti: dalle moderne tecnologie digitali, basate su Internet, a quelle analogiche, come la radio. L’obiettivo è supplire alla mancanza di medici e personale infermieristico in Africa, garantire l’assistenza in aree che ne sono prive, ma anche potenziare le strutture sanitarie in caso di eventi eccezionali come epidemie, guerre, cataclismi.
Un esempio: la Sant’Egidio lavora da tempo in Africa con il progetto Dream, acronimo per Drug Resource Enhancement against Aids and Malnutrition, presente in Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Guinea Conakry, Guinea Bissau e Congo. Il progetto, che ha il sostegno della Fondazione Banco di Sicilia, utilizza internet come infrastruttura, passando dalle connessioni via cavo a quelle via satellite per fare opera di telemedicina, ma anche teleconferenza di formazione dei medici ed operatori sul luogo. Lo scopo è dare cure e diagnostica gratuita contro Aids e malnutrizione, e viene coordinato da differenti strutture ospedaliere italiane.
L’agenzia ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma è uno dei centri pulsanti del progetto, che permette di curare e assistere, grazie a software speciali messi a punto al San Gallicano, sempre a Roma, i pazienti in Africa: dal monitoraggio della dieta al consumo dei farmaci, sino al bisogno di assistenza domiciliare e persino la telecardiologia, cioè l’elettrocardiogramma a distanza, per superare le barriere e tra-sformare intere regioni come la Tanzania in reparti degli ospedali dei Paesi sviluppati.
Ma non solo. Basterebbe un telefono cellulare in ogni villaggio e un numero verde al quale risponde un medico per aumentare il numero di vite umane salvate in Africa: fino a seimila per area, secondo la ri-cerca condotta in Ghana, Nigeria, Kenya e Tanzania intitola-ta "The Impact of Mobile Connectivity on the Millennium Development Goals in Africa ". Un aumento del 10% del tasso di penetrazione della telefonia mobile avrebbe anche una significativa ricaduta economica: porterebbe infatti a una crescita dell’ 1,2% di Pil nei Paesi invia di sviluppo, favorendo lo sviluppo socio-economico degli individui e delle piccole collettività nelle zone più remote del continente.
Infine, telefonare anziché viaggiare nelle aree in cui le infrastrutture sono meno sviluppate consente di risparmiare in media cinque dollari al giorno di spese di trasporto, in un continente nel quale il reddito medio giornaliero è inferiore a un dollaro. Senza contare l’impatto positivo nel settore bancario tramite l’istituzione delle prime forme di mobile banking,
Il boom degli utenti di telefonia mobile in Africa è consistente: oggi sono circa 28o milioni, pari al 30% del totale, e diventeranno 56o milioni per il 2012, pari al 53% circa. I servizi 3G arriveranno in 15 paesi, tra cui Tanzania, Kenya e Nigeria, mentre il semplice uso degli sms viene utilizzato per fare banking ma anche per informazioni sui prezzi dei prodotti agricoli.
La telefonia mobile non è però l’unica tecnologia che può portare a un benefico impatto sullo sviluppo economico e sociale in Africa. Anche la penetrazione di internet attraverso i canali più tradizionali del cavo telefonico ha un potenziale economico enorme. Non a caso le infrastrutture che le nuove compagnie telefoniche africane stanno realizzando insieme agli specialisti del settore prevedono la messa in posa di sei cavi sottomarini, equamente distribuiti fra il nord del continente, e cioè il Mediterraneo, e le sponde orientale (per collegamenti verso il Medio Oriente, l’India e l’Asia) e occidentale (per America settentrionale e meridionale).
Alla torta delle nuove telecomunicazioni africane contribuiscono anche operatori stranieri, come quelli cinesi e indiani. Ad esempio il numero uno di Ibm, Sam Palmisano, ha siglato a fine settembre a Nairobi un accordo con il più grande fornitore di telefonia mobile indiano, Bharti Air-tel, che consentirà all’azienda americana di fornire per i prossimi dieci anni tecnologie e servizi per il potenziamento delle infrastrutture telefoniche mobili di sedici paesi dell’area sub-sahariana. L’accordo ha un valore stimato di circa 1,5 miliardi di dollari. Negli ultimi cinque anni Ibm ha costruito centri di calcolo in Africa per un valore di 300 milioni di dollari. E come Ibm, anche gli altri grandi fornitori di tecnologie per la telecomunicazione e internet si muovono in Africa: tra gli altri, Cisco, Nokia ed Ericsson.
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