HomeDREAMGuinea Conakry, quei volontari del “Programma Dream” tra i detenuti nelle carceri di Dubréka
13
Ago
2021
13 - Ago - 2021


Le donne e gli uomini della Comunità di Sant’Egidio portano cibo e musica tra i reclusi che vivono in condizioni disperate. Il programma per curare e prevenire l’Aids e arginare la malnutrizione.


Un articolo di Natasha Caragnano, La Repubblica, Mondo Solidale

Trascorsi i giorni dell’Eid al-Adha, la “festa del sacrificio”, tra le più importanti celebrate dai musulmani per dimostrare la propria fedeltà e devozione a Dio. In Guinea Conakry – ex colonia francese nell’Africa Occidentale – un gruppo di volontari del Programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio di Barcellona ha portato cibo e musica nelle carceri di Dubréka, a 50 chilometri dalla capitale del Paese, Conakrry, dove i detenuti vivono in condizioni precarie. Il programma sanitario DREAM in Guinea è attivo dal 2006 e ha lo scopo di curare e prevenire l’Aids, contrastare la malnutrizione e garantire il diritto alla salute. “La festa è stata un’occasione per portare aiuti a persone che altrimenti verrebbero dimenticate”, racconta Raquel Sancho, maestra di una scuola elementare a Barcellona che dal 2004 è membro del progetto di assistenza sanitaria.

Aiuti alimentari, saponi, dentifrici. Nelle celle di Dubréka la luce è fioca, manca l’aria e il cibo è scarso. I 170 detenuti hanno ricevuto un solo piatto di riso in bianco per tutto il giorno. “Quando vivi in queste condizioni, la visita di qualcuno ti ricorda di esistere, di essere una persona”, Raquel è in viaggio di ritorno verso Barcellona e racconta di come il suono dei tamburi e un piatto di riso con pollo e salsa piccante abbia ridato vita a queste persone. Gli aiuti alimentari, i saponi, i dentifrici e le medicine portate dagli attivisti migliorano le condizioni di vita dei detenuti che affollano le celle molto piccole, in cui le malattie si diffondono rapidamente.

Detenuti in galera anche dopo aver scontato la pena. Tra loro non è difficile trovare qualcuno che abbia già scontato la pena, ma che per colpa di un sistema giudiziario che non funziona è ancora in attesa della sentenza: «Quest’anno abbiamo liberato tre detenuti dopo aver sviscerato il registro dei casi», racconta Raquel. Il lavoro nelle carceri impegna gli attivisti del programma DREAM ogni settimana diventando l’unico contatto possibile tra i detenuti e i loro cari. «La farmacie della prigione è vuota e senza qualcuno che ti procuri medicine non è facile sopravvivere. Noi cerchiamo di aiutarli, di informare le famiglie sulle condizioni di salute e su ciò di cui hanno bisogno», spiega.

Il sistema sanitario non è accessibile a tutti. Il sistema sanitario privato, reso ancora più fragile dall’emergenza sanitaria del Covid-19, non è accessibile a tutti. I quattro centri della Comunità di Sant’Egidio assistono più di 4mila pazienti gratuitamente arrivando fino alle estreme periferie, come nel carcere di Dubréka. E quando Raquel e gli altri volontari non sono in Guinea Conakry, sono le attiviste del posto a prendersi cura dei detenuti, dei pazienti delle cliniche e delle famiglie più fragili. “La formazione è una parte fondamentale del nostro progetto. Una volta iniziata la cura contro l’Aids capita che i pazienti decidano di studiare per diventare infermieri o aiutarci nei centri”, spiega la responsabile del programma, Cristina Cannelli. Anche se nel Paese l’incidenza della malattia non è molto alta, circa l’1,7%, non vuol dire che non si muoia e che non si debba combattere lo stigma che circonda le persone malate. Per questo motivo, è fondamentale la testimonianza di persone che vivono con l’Aids. “Negli ultimi anni, siamo riusciti ad arrivare a circa trecento bambini nati senza il virus da madri sieropositive. È un grande successo per noi”, conclude Cannelli.

 

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