HomeDREAMLa sofferenza del sud del mondo
23
Giu
2022
23 - Giu - 2022


Articolo di Marco Impagliazzo pubblicato su La Nuova Sardegna.

Due eventi ci ricordano che l’Africa è più vicina di quanto pensiamo.

 


In questi ultimi vent’ anni abbiamo l’impressione di essere sballottati dai flutti agitati della storia: il terrorismo internazionale, la crisi finanziaria, l’ondata migratoria, il Covid-19, e oggi la guerra in Ucraina. In questa lettura c’è del vero perché il disordine mondiale e l’incertezza colpiscono tutti: come dice papa Francesco “siamo tutti sulla stessa barca”. Tuttavia, mentre siamo concentrati a guardare i venti impetuosi che sconvolgono il Nord del mondo, siamo meno attenti all’impatto che tale instabilità ha sul Sud dove si addensano nubi talvolta peggiori e da un tempo ben più lungo.

Due eventi ci ricordano che l’Africa è più vicina di quanto pensiamo.

Si svolge a Roma la seconda conferenza nazionale sulla cooperazione allo sviluppo, dal titolo Coopera 2022, promossa dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, che sarà aperta dal presidente della Repubblica. Il secondo evento è il viaggio che il Papa avrebbe dovuto compiere a inizio luglio in due Paesi del continente: la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan. La visita è stata rimandata per motivi di salute di Francesco.

Sono due Stati corrosi da conflitti dimenticati: guerre a bassa intensità che seminano morte, forse meno tecnologiche ma la cui ferocia e le cui ricadute si ripercuotono a lungo raggio, spingendo molti a fuggire. Un piccolo avvenimento di questi giorni ha rievocato la vicenda di sangue e ingiustizia attraversata dal Congo, gigante d’Africa, ricco e povero allo stesso tempo, “scandalo geologico” per i tesori che nasconde nel suo sottosuolo, concupito e predato da decenni. Il 20 giugno si è svolta a Bruxelles la cerimonia con la quale il governo belga restituiva a una delegazione congolese un dente di Patrice Lumumba, l’autodidatta visionario che fu il primo capo di governo del Congo indipendente, una delle figure più importanti della decolonizzazione africana. Quel dente è ciò che resta del corpo dello sfortunato primo ministro torturato e ucciso il 17 gennaio 1961, per essere successivamente sciolto nell’acido con la complicità di belgi e occidentali.

Con tale restituzione, annunciata dal re Filippo, durante la sua recente visita a Kinshasa, il Belgio vuole lasciarsi alle spalle un passato coloniale oscuro e inglorioso. Tale gesto permette ai congolesi di rievocare le speranze e le attese dell’inizio della loro indipendenza. Purtroppo, la storia del paese è stata presto dirottata da interessi e predazioni.
“Ai miei figli, che ho lasciato forse per non rivederli mai più, voglio si dica che il futuro del Congo è bello. La storia pronuncerà un giorno il suo giudizio. L’Africa scriverà la sua propria storia, e tale storia sarà una storia di gloria e di dignità” – scriveva Lumumba nell’ultima lettera alla moglie.
L’annuncio fatto dal papa di una prossima messa con i congolesi che vivono in Italia, il 3 luglio, proprio quando avrebbe dovuto essere a Kinshasa, è la riaffermazione di una vicinanza a un popolo profondamente credente e ad una chiesa molto impegnata per la giustizia e la pace.

“Porteremo Kinshasa a San Pietro” ha detto il Papa. Portare l’Africa, anche con la cooperazione italiana, all’attenzione del pubblico italiano è un segno di grande rispetto che ci dice che il mondo è uno, che l’Africa ha diritto al suo posto fra le nazioni, che c’è una domanda di pace che sale anche da terre lontane. Si tratta di vivere questo ogni giorno rilanciando una vera politica di cooperazione dell’Italia e dell’Europa verso il continente più vicino al quale ci lega nel bene e nel male una storia condivisa.

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