HomeDREAMConferenza IAS 2025: il Programma DREAM rilancia la sfida contro l’HIV in Africa
17
Lug
2025
17 - Lug - 2025


Il 14 luglio 2025 si è tenuta a Kigali, nell’ambito della Conferenza IAS, la sessione satellite promossa dal Programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio, dal titolo: “Sconfiggere l’HIV in Africa: un obiettivo possibile”.


La Conferenza IAS (International AIDS Society) è il più autorevole appuntamento mondiale dedicato alla ricerca sull’HIV e alle sue applicazioni cliniche e politiche. Evento biennale di riferimento, rappresenta lo standard d’eccellenza nella scienza sull’HIV, grazie a un programma inclusivo che unisce ricerca, innovazione e impatto concreto.

La sessione si è svolta nella sala MH2, in formato ibrido, con la partecipazione di circa un centinaio di delegati provenienti da diversi Paesi africani, dal Malawi all’Eswatini, dal Senegal al Mozambico.

Al centro del confronto, la sfida cruciale rappresentata dalla resistenza ai farmaci antiretrovirali e la necessità di rafforzare la qualità dei servizi. Come ha ricordato il prof. Carlo Federico Perno (Ospedale Bambino Gesù), la soppressione virale è solo l’inizio: “ottenere la soppressione è importante. Ma ciò che davvero fa la differenza è mantenerla nel tempo, per garantire una vita lunga e sana ai pazienti.”  In contesti dove le opzioni terapeutiche restano limitate, come in molti Paesi africani, è essenziale prevenire il fallimento terapeutico, per evitare l’emergere di mutazioni resistenti che metterebbero a rischio l’efficacia delle terapie disponibili. Da qui il suo appello a una svolta: “Dal minimo per tutti al meglio per ciascuno”, con terapie personalizzate e un uso più ampio degli strumenti diagnostici, anche nei contesti a risorse limitate.

A seguire è intervenuta Hawa Mamary Sangaré (responsabile clinica del Programma DREAM in Malawi) portando l’esperienza di DREAM nel paese. Una realtà consolidata, con 15 centri sanitari, tre laboratori di biologia molecolare, e oltre 230.000 pazienti HIV+ in carico. I numeri parlano da soli: retention in care superiore al 95%, trasmissione verticale sotto l’1%, servizi dedicati agli adolescenti con risultati eccellenti in termini di aderenza terapeutica e recupero nutrizionale. È la dimostrazione concreta che fare medicina di qualità è possibile, anche nei contesti più fragili, se si investe nella formazione, nella tecnologia e, soprattutto, nelle persone.

Il prof. Fausto Ciccacci (Università di Tor Vergata) ha invece acceso i riflettori sul rischio crescente di “solitudine” nei nuovi modelli di cura semplificati: meno contatti, meno monitoraggio, meno umanità. Una semplificazione che può diventare pericolosa se indebolisce il rapporto di fiducia tra paziente e sistema sanitario. 

A chiudere la sessione, l’intervento del prof. Stefano Orlando (Università di Tor Vergata), che ha inquadrato il dibattito nella prospettiva storica e globale della lotta all’HIV. Una delle risposte sanitarie più efficaci della storia, ha ricordato, ma che oggi rischia di rallentare pericolosamente. I dati parlano chiaro: l’epidemia non è finita, i finanziamenti sono in calo, e strumenti promettenti come la PrEP (Pre-Exposure Prophylaxis, ovvero profilassi pre-esposizione) a lunga durata restano inaccessibili a molti. Serve una nuova alleanza etica, politica e scientifica, capace di guardare al 2030 non come a un traguardo simbolico, ma come a un obiettivo reale e raggiungibile.

La sessione si è conclusa con numerosi interventi dal pubblico e un dialogo vivace anche oltre il tempo previsto. Delegati dal Senegal, dal Malawi, dall’Eswatini e da molti altri Paesi hanno continuato a confrontarsi e a condividere esperienze.


Slide prof. Carlo Federico Perno (Ospedale Bambino Gesù)
Slide Hawa Mamary Sangaré (responsabile clinica del Programma DREAM in Malawi)
Slide prof. Fausto Ciccacci (Università di Tor Vergata)
Slide prof. Stefano Orlando (Università di Tor Vergata)

 

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